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Sabato il secondo congresso ligure delle associazioni che agiscono in Liguria. Per trovare risposte. Un laboratorio di ceramica come idea di lavoro, una casa protetta per chi cresce.
La sindrome è in crescita, se ben seguiti si può migliorare: ma non uscirne. Per ora

GENOVA. Possono sembrare bambini timidi o insicuri, fin troppo "buoni" nel loro silenzio, senza interesse per i giocattoli, tantomeno per il mondo intorno a loro. Ci vogliono tempo e tanti segnali prima che i genitori si rivolgano al pediatra, da qui il rinvio al neuropsichiatra: e quando la diagnosi certa è quella di autismo, intorno a questi bambini e alla loro famiglia cala in silenzio assordante. Perché questa sindrome comportamentale di cui non si conosce l´origine – tranne la sicura origine neurobiologica – e che continua a crescere senza che ce ne siano ragioni spiegate o per ora spiegabili, isola tutti: chi ne soffre e chi con loro ci vive. E allora, le famiglie si danno da fare come spiega Bruno Ghelardoni, presidente di Angsa Liguria, l´associazione che riunisce le famiglie di bambini e ragazzi con questa sindrome che può migliorare ma, allo stato, non guarire.
Sabato dalle 9 alle 17, nella sala del consiglio provinciale (largo Lanfranco) si svolge il secondo congresso ligure delle famiglie, sul tema "Volontariato, famiglie e territorio a confronto" che permetter4à alle diverse associazioni di spiegare quali sono i – tanti – problemi e le poche risposte che le famiglie e i ragazzi affrontano.
«Non è facile capire quanto siano veramente gli affetti da autismo, anche se uno studio di un paio di anni fa stimava poco meno di 700 unità in tutta la Liguria – spiega Bruno Ghelardoni – c´è differenza tra i casi più gravi e quelli più semplici, quelli che noi definiamo "ad alto funzionamento", e che di fatto, se attentamente seguiti, possono avere una vita indipendente». Il problema vero, mentre studi provenienti dagli Usa parlando in un inquietante crescita di casi, fino a uno ogni 110 persone, è che non sempre è facile riconoscere l´autismo; e bisogna prendere atto che non se ne esce. «Finché i ragazzi vanno a scuola, la situazione è migliore, anche se ci sono problemi spesso molto eri con gli insegnanti, anche d´appoggio, perché non sempre sono formati a dovere – prosegue il presidente di Angsa Liguria – I ragazzi autistici devono essere seguiti costantemente: non imparano per imitazione, ogni cosa deve essere loro spiegata, fatta ripetere. Se vengono lasciati da soli, perdono le loro capacità». Quindi, finita la scuola, cosa c´è? C´è chi resta a casa, chi viene seguito da un centro diurno: ma spesso inadeguato.
E allora, mentre la Asl3 sta avviando due centri, per ora ci sono le famiglie: che hanno avviato un laboratorio di decorazione ceramica che impegna stabilmente cinque ragazzi (i loro manufatti saranno in vendita al Mercatino di san Nicola) anche se la sede è attualmente chiusa perché nella ex scuola Fogazzaro di Coronata, considerata pericolante; e soprattutto, c´è un progetto perché alcuni di loro, seguiti da educatori e volontari, possano vivere da soli, una volta adulti. Il Comune ha messo a disposizione un appartamento in via Carso che verrà ristrutturato. «E´ anche una maniera per pensare al "dopo di noi", perché è un elemento da non trascurare» sottolinea Ghelardoni.
di Donatella Alfonso

Fonte: La Repubblica

01/12/11