Quel che abbiamo portato a casa da Strasburgo

Quel che abbiamo portato a casa da Strasburgo

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Realizzato da una onlus italiana insieme alla Farnesina e al Governo di Assad, ha abbattuto la mortalità. Ora la guerra ha interrotto il flusso di medicine e materiali, oltre ad aver causato la fuga di alcuni membri del personale. In 3-5 mesi potrebbe dover chiudere

MILANO – Un appello per la pace, nel solco di quanto detto da Papa Francesco. Per salvare la vita dei bambini siriani e mantenere in vita un progetto che dà speranza di vita anche a chi è affetto da malattie del cuore (4mila bambini all’anno in Siria), la terza causa di mortalità del mondo per l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità). A lanciarlo è l’associazione Bambini cardiopatici nel mondo, una onlus che dal 1994, in Siria ha lavorato per aprire un centro di altissima specializzazione nelle malattie cardiopatiche. Dopo un estenuante lavorio diplomatico, un decennale corso di formazione per il personale locale e un investimento da 8 milioni di euro (in cui ha partecipato anche il Governo di Bashar al Assad oltre alla Farnesina, con l’ufficio per la cooperazione internazionale), l’ospedale apre i battenti nell’aprile 2011, alla vigilia della guerra. Due anni e mezzo dopo ha ridotto drasticamente le operazioni: da tre-quattro al giorno a meno di una.

Colpa della guerra, che ha messo in fuga parte del personale e i rappresentanti delle industrie farmaceutiche, che ha indotto la comunità internazionale a strozzare il Paese con l’embargo. I materiali e le medicine per le cure non arrivano più e nel giro di qualche mese, dai tre ai cinque stimano i rappresentati dell’associazione, il centro potrebbe chiudere. Risultato: la mortalità infantile è passata dal 5 per cento nei casi delle malattie gravi, in linea con tutti gli standard mondiali, al 98 per cento, il livello allarmante a cui stava prima dell’arrivo di Bambini cardiopatici del mondo. Stesso discorso per le patologie più semplici: dal 2 per cento di mortalità si è tornati al vecchio 92 per cento. "Non vogliamo che si distruggano 20 anni di lavoro – dichiara Alessandro Frigiola, primario di cardiochirurgia pediatrica al Policlinico di San Donato e presidente dell’associazione -. Chiediamo che torni la pace e che chi ha disponibilità ci aiuti a comprare qualunque cosa, dalle siringhe agli ossigenatori". (Per informazioni su come donare info@bambinicardiopatici.it).

Insieme al professor Frigiola a Milano c’è anche Tamman Yousseff, medico siriano, direttore del centro specializzato di Damasco. Yousseff si è formato proprio grazie al contributo della onlus e sotto la sua direzione nella capitale siriana sono state fatte più di 170 operazioni, con 15 medici siriani. "Eravamo un Paese dove convivevano pacificamente più di 40 etnie e ora ci troviamo in mezzo a questo. Con il Governo prima del 2011 non abbiamo mai avuto problemi", racconta Yousseff. Ora è costretto a stare in Italia per cercare aiuti e perché tanto la sua presenza a Damasco sarebbe superflua: "Ci sono tre miei colleghi e nemmeno loro riescono ad operare in questo momento", constata. Invece che lavorare con 250 tra medici infermieri e personale, al centro non sono mai riusciti a superare i 40.

Il centro specializzato di Damasco è prezioso. Si trova accanto al centro ospedaliero universitario, nel cuore della città. Non esistono altri centri del genere in tutta la regione, comprendendo Libano, Giordania. "Un’operazione su un bambino cardiopatico in Italia costa almeno 15-20mila euro, per questo s’investe così poco: la si considera troppo costosa", commenta Frigiola. Il materiale va sostituito di frequente, spesso è utilizzabile solo per un bambino. Il grande progetto di Bambini cardiopatici nel mondo era creare cinque centri in tutto il Paese: "Volevamo snellire le liste d’attesa che oggi sono di almeno due anni", continua Frigiola. A Damasco se ne riuscivano a curare 800 sui 4mila che ne avrebbero bisogno ogni anno. Sono ormai 40mila i minori che avrebbero bisogno di operazioni di alta chirurgia nella Siria, che nessuno può aiutare. (Lorenzo Bagnoli)

Fonte: Superabile.it

13/09/2013