Ricerca del Fatebenefratelli di Brescia. Per un anno sono stati monitorati 82 ricoverati con gravi disturbi, tra cui molti ex internati. È emerso che i pazienti con un passato violento ora non lo sono più, né verso se stessi o le cose né verso altre persone. Il direttore Fabello: "Fondamentale la formazione degli operatori"
MILANO – I malati mentali fanno paura, soprattutto se hanno commesso reati e sono stati rinchiusi in un ospedale psichiatrico giudiziario. Ma è proprio vero che sono pericolosi? Da uno studio condotto dal Fatebenefratelli di Brescia sembrerebbe di no. Per un anno sono stati monitorati 82 pazienti affetti da disturbi mentali gravi e ricoverati in strutture residenziali del Nord Italia (tra i quali circa metà con un passato di ricovero in Opg o di incarcerazione), tutti con una storia significativa di comportamenti violenti (documentati a livello clinico). Tali pazienti sono stati comparati a 57 pazienti simili per età, sesso e diagnosi, ma che non avevano mai commesso gesti violenti. È emerso che i pazienti con un passato violento ora non lo sono più, né verso se stessi o le cose né verso altre persone. Il motivo è semplice: perché vengono curati bene e non hanno la possibilità di abusare di alcool o sostanze stupefacenti. Ciò migliora la loro vita e di chi è loro vicino. "C’è molta stigma verso le persone con problemi di salute mentale, figuriamoci verso quelle che sono state in un ospedale psichiatrico giudiziario. Ma il punto è che se seguite con competenza e professionalità non sono pericolose", sottolinea fra Marco Fabello, direttore generale dell’Irccs Fatebenefratelli. I risultati della ricerca vengono presentati oggi durante un convegno, organizzato a Brescia dallo stesso Fatebenefratelli al Centro Paolo VI.
I risultati di questa ricerca, la prima in Italia, sono utili anche per capire cosa accadrà nei prossimi anni con la chiusura, ormai quasi completa, degli Ospedali psichiatrici giudiziari. I pazienti sono stati trasferiti nelle "Residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza" (Rems), strutture gestite dai Dipartimenti di salute mentale in collaborazione con il ministero della Giustizia. Ogni Rems non dovrebbe avere più di 20 posti letto. "È fondamentale la formazione degli operatori che ci lavorano – sottolinea fra Marco Fabello -. Il mio auspicio è che si punti molto su questo. Come dimostra la nostra ricerca, i pazienti se curati bene non commetto più atti di violenza".
È ora in corso una seconda parte della ricerca che coinvolge ben 250 pazienti seguiti dai Dipartimenti di salute mentale di Brescia, Garbagnate, Legnano e Monza: questa parte del progetto consentirà di capire in che condizioni vivono chi è seguito solo ambulatorialmente. Sono pazienti che possono gestirsi la giornata come meglio credono, e quindi per esempio non è sicuro che non bevano alcolici o non facciano uso di stupefacenti. (dp)
Fonte: Superabile.it
08/04/2016