Rinato alla vita grazie allo sport

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CAVARZERE (VE). Eleonora Callegaro guarda verso il suo ufficio dall’androne al pianterreno dell’ex pretura. La separa dal primo piano una scala in tardo stile Liberty che per lei, disabile in carrozzina, è una barriera architettonica insormontabile. Eleonora, 28 anni, ha vinto un concorso del Ministero di Grazia e Giustizia riservato ai disabili, e ha preso servizio a luglio nell’ufficio del giudice di pace a Cavarzere, in riva all’Adige. Nel frattempo lavora, su una scrivania ai piedi della scala. Senza riscaldamento, senza un telefono, senza connessione internet, senza i servizi igienici. Di mezzo, c’è un rimpallo di responsabilità e competenze sul modo per eliminare quella barriera architettonica. «Spetta al Comune», dice l’avvocato Raffaele Minoia, giudice di pace a Cavarzere e Chioggia. «Quello stabile non è comunale e noi non abbiamo soldi per risolvere questo problema», dice Henri Tommasi, sindaco del paese nella campagna bassoveneziana che lancia un appello al ministro Paola Severino. «Il governo liberi le risorse per permettere a una dipendente del suo ministero di lavorare in modo dignitoso». La soluzione più semplice sarebbe installare una cremagliera sulla scala, per un sollevatore che porti Eleonora, e qualsiasi altro disabile che dovesse rivolgersi al giudice di pace, al primo piano. «I nostri tecnici – dice Tommasi – dicono che la scala non può sopportare il peso della cremagliera, bisognerebbe proprio sostituire il parapetto». Oltre al danno la beffa: se anche Eleonora potesse salire su un elevatore sino al suo posto di lavoro, il suo ministero potrebbe chiudere dopo qualche mese l’ufficio. «Il giorno dopo che Eleonora è entrata in servizio – spiega Minoia – ho scritto subito al presidente del Tribunale Arturo Toppan per informarlo della situazione. Se ne è parlato di recente anche in commissione manutenzioni della Corte d’appello». Lì c’era anche il sindaco, che s’è sentito ripetere che tocca al Comune agire. «E come, se solo a settembre il governo ci ha tagliato altri 600mila euro di trasferimenti?», gli ha risposto Tommasi. «Ho rinunciato all’elevatore – spiega Eleonora – chiedo solo una bussola sulla porta che mi protegga dalle intemperie e una connessione internet per lavorare». Lei, laureata in management della sanità, non chiede la poltrona in pelle. «Cerco un compromesso intelligente per lavorare in modo dignitoso e proficuo, con un telefono per esempio», dice lei. Il punto resta che un sottoscala non è un luogo idoneo al lavoro, «anche con una bussola all’ingresso», aggiunge Tommasi. «Difatti ho subito detto che questa situazione lede la dignità di quella ragazza», incalza Minoia. La soluzione potrebbe essere peggiore del problema. «Il ministero potrebbe spostarla in servizio a Padova o a Venezia», suggerisce il giudice di pace. «E mi spiegate come faccio a raggiungere il tribunale a Rialto?», ribatte Eleonora. Un’altra soluzione potrebbe essere un locale messo a disposizione dal Comune al pianterreno della Biblioteca civica di Cavarzere dove, peraltro, la ragazza aveva iniziato il suo impiego a luglio a meno di duecento metri dalla vecchia ex pretura. «Si tratta pur sempre di documenti giudiziari, non è che li puoi tenere in borsa. In fin dei conti è per questo che han preferito sistemarmi dentro la sede dell’ufficio, no?», chiede Eleonora.

di Enrico Bellinelli

Fonte: Corriere del Veneto

22/10/2012