Questo piccolo Principe è chiuso in una torre inaccessibile a chi lo circonda, ma l’amore costruisce straordinarie, invisibili vie di comunicazione. L’amore di madre, innanzitutto; ma anche l’affetto di padre e fratelli e di tutti coloro che con lui interagiscono – purtroppo, il più delle volte a senso unico – , facendolo sentire accolto e "normale". Quella che voglio raccontarvi oggi è la storia di Andrea, che ormai ha 24 anni, così come ce la narra sua madre, Gina Codovilli nel libro "Il mio Principe, soffrire, crescere, sorridere con un figlio autistico" (Itaca). In flash, Andrea ci cresce sotto gli occhi, praticamente dalla sua vita pre-natale fino al momento fatidico in cui lui che, a causa dell’autismo, è uno studente non verbale e non autonomo, ha conseguito la maturità all’Istituto alberghiero "Severo Savioli" di Riccione, la sua città. IL LIBRO è una cronaca commovente, consolante e istruttiva, al tempo stesso, che Gina scrive con l’inchiostro del coraggio, corroborato da una profonda fede, e della speranza.
Sfide, conquiste… ma anche improvvisi stalli nella scalata al dialogo con il suo bimbo biondo, sfolgorante di beltà, sono una parabola positiva ed entusiasmante e ci fanno sentire tutte un po’ mamme di Andrea. E, nel contempo, involontariamente, Gina realizza una straordinaria guida, competente e sperimentata, per genitori di bimbi affetti da autismo. Quel cinico neuropsichiatra infantile che accompagnò, oltre vent’anni fa, la diagnosi di autismo per il bimbo di neanche un anno, con l’infelice frase: «Vostro figlio (…) ha già dato tutto quello che poteva dare», è un personaggio chiave, l’antagonista "eterno" della storia: è l’amore di mamma che le dà la forza di fare qualsiasi cosa sia in suo potere per dimostrargli giorno dopo giorno quanto torto marcio avesse. Su Andrea convergono gli sforzi e gli stimoli attraverso lo sport, la musica, il gioco, l’equitazione, la dietologia, i viaggi, il cinema, i musei e il delfino "curioso" Ulisse, star della pubblicità che lo considera compagno di nuotate. Una storia vera e toccante che dimostra quanto multiforme sia la parola "dono di Dio".
Fonte: Il Giorno
05/09/2011