Susy e Patrizio, i più famosi e simpatici "turisti per caso" della tv e del web si interrogano sulla questione dell’accessibilità:"Tutti abbiamo delle disabilità, o comunque esigenze particolari. Ergo: siamo realisti, discutere di accessibilità serve a tutti"
ROMA – "Ma tu, che turista-viaggiatore sei? Sei un Vchc? E’ l’acronimo di Wellchair-cabin seat, significa che sei in carrozzella e che in treno ti devono portare a bordo, e all’aeroporto ti devono assistere dall’ingresso fino alla tua poltrona. Oppure un Vchs (ti serve assistenza fino alla scaletta dell’aereo)? Non sarai semplicemente un Vchr (ti basta essere scortato fin sotto la scaletta)? Poi magari appartieni alla categoria Blind (ciechi o ipovedenti). Oppure Deaf (sordi). Magari sei banalmente un Child (bambino). A molti capita di essere Anpr (anziani un po’ rincoglioniti)". Con la consueta vera ironica e l’efficacia che li connota, Patrizio Roversi e Syusy Blady, i più popolari "turisti per caso", sul loro sito raccolgono, e lanciano, l’appello e l’attenzione alla fruibilità degli spazi, delle strutture, dei viaggi da parte di tutti, persone disabili e non. Partendo appunto dalle parole, dagli acronimi. Scrive Patrizio: "Io, da parte mia, ad esempio sono un Dud (non sono sordo, ma diversamente udente perché a volte faccio fatica ad afferrare) e nel contempo un Handl (handicappato linguistico, cioè non so le lingue), spesso quindi sono un Dic (diversamente capente, nel senso che non capisco un acca degli annunci aeroportuali). Ma sono anche un Didi (diversamente digerente, nel senso che ho lo stomaco a pezzi)". "Io-Syusy invece sono semplicemente una Inval (incapace di portare le valigie). Poi conosciamo un sacco di Depro (deboli di prostata, che devono fare la pipì spesso), oppure di Diaby (diabetici che devono mangiare poco e spesso e bene), o di Fifo (amici affetti da paura di volare o da crisi di ansia e claustrofobia), e via discorrendo".
Premesso che le prime sei sigle citate sono vere, avvertono gli autori a proposito degli acronimi sopra citati, "e fanno parte delle specifiche da sottolineare quando si acquista un biglietto del treno o dell’aereo, e le altre sono di fantasia, resta il fatto che tutti – chi più chi meno, compreso quelli che vanno alla ricerca spasmodica dovunque di una presa per ricaricare il computer o il telefonino, o quelli che viaggiano con animali – tutti abbiamo delle disabilità, o comunque delle esigenze particolari. Ergo: discutere di accessibilità serve a tutti". Eh sì perché "un viaggio, una struttura, un luogo accessibile diventa un luogo migliore per tutti. Per esempio io-Patrizio ho imparato a godere dell’andare in barca a vela dopo che a bordo è salito Giovanni, il mio amico cieco che mi ha insegnato a memorizzare le manovre e a sentire il vento. Quindi non si tratta di essere "sensibili" o peggio "altruisti", si tratta di essere realisti".
I due "viaggiatori" hanno ricevuto e continuano a ricevere numerose sollecitazioni, in questi anni, ad affrontare appunto l’accessibilità degli itinerari di viaggio. Per questo sul sito ci sono dei turistipercaso che si danno fare in merito (Fabrizio che come Rotex gestisce un forum chiamato "Viaggi a Rotelle", Laura Rampini col suo Liberamondo, l’amico Rolando che ci ha raccontato il suo meraviglioso giro del mondo da solo, interrotto soltanto dall’ottusità della burocrazia e altri).
Ma a convincere la coppia a entrare nel merito della questione è stata anche la visita nella loro redazione di Silvia Bonoli e Roberto Vitali direttrice e presidente di V4A (Village for all), che gli hanno proposto di collaborare. Da qui, come raccontano Patrizio e Syusy, la proposta estesa a "tutti i turistipercaso di terra, di acqua e di cielo, di carta e di sito: cerchiamo di inserire nei nostri prossimi diari di viaggio annotazioni il più precise possibile sull’accessibilità, perché non si tratta di un dettaglio. Dateci consigli per stilare una griglia di riferimento comune". (ep)
Fonte: superabile.it
18/08/2011