Sclerosi multipla: individuate 48 nuove varianti genetiche

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BRESCIA. Hanno vinto in tempi record la loro battaglia di civiltà i due genitori di un figlio down residenti a Villa Carcina (Bs). Dopo che martedì in un negozio di Concesio hanno visto una maglietta con la scritta «pensavo avesse meno abitanti la MONGOLIA!», indignati per quel messaggio connotato nella frase utilizzata nello slang giovanile (dove "mongolo" sta per disabile, ritardato) hanno lanciato una petizione su change.org chiedendo alla ditta produttrice di ritirarla dal commercio. In un paio di giorni hanno raccolto 461 firme e le scuse dell’azienda, la My T-shirt, che produce magliette con altre scritte di dubbio gusto del tipo: «Mi vuoi morta?! Fai la fila…».

LE SCUSE DELL’AZIENDA. «Buongiorno, ci scusiamo per questo episodio – si legge nella mail inviata dalla ditta tessile – . Abbiamo ingenuamente lanciato questa t-shirt riprendendo un modo di dire che, come fate giustamente notare voi, è purtroppo spesso erroneamente utilizzato nel linguaggio comune. Non volevamo assolutamente offendere nessuno e ritireremo dal commercio immediatamente la maglietta in questione. Siamo mortificati per quanto accaduto e speriamo che tutte le persone che si sono sentite offese accetteranno le nostre scuse».

L’INDIGNAZIONE DEI GENITORI. La petizione lanciata su change. org da Franco Bomprezzi, leader della Lega per i diritti della persona con disabilità è partita dallo sfogo della mamma di G., ragazzo adolescente con sindrome di down: «Stasera ci siamo trovati casualmente davanti ad una vetrina di un negozio di abbigliamento ed esposte in bella vista alcune magliette con scritte varie e allibita leggo su una di queste la scritta: "pensavo avesse meno abitanti la MONGOLIA!". Sarà perchè abbiamo un figlio con la sindrome di Down che sono rimasta sconcertata». La mamma racconta di essere entrata in negozio e di avere chiesto invano spiegazioni. Una volta a casa ha visitato il sito web della My-t-shirt (la ditta produttrice) ed ha trovato nelle nuove collezioni 2013 proprio la maglietta in questione, denominata appunto Mongolia. «Evidentemente non per tutti è così chiaro il riferimento – scrive la donna -. Se si citasse la Svezia o la Birmania si penserebbe ad un messaggio turistico e forse nessuno le comprerebbe, invece sicuramente qualcuno comprerà e indosserà la maglietta Mongolia!"».

ANFFAS: «ANCORA MOLTA STRADA DA FARE». Ad appoggiare sin da subito i genitori di G. c’è stata l’Anffas di Brescia, che aveva chiesto l’immediato ritiro dal mercato della maglietta. «Un semplice pezzo di stoffa è la dimostrazione chiara di quanta strada c’è ancora da fare per raggiungere la piena inclusione delle persone con disabilità»: così Anffas Onlus, associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, tramite il suo presidente nazionale, Roberto Speziale, si è espresso sul caso delle magliette con la scritta offensiva.

Fonte: Corriere della Sera.it

24/09/2013