Scoperta la proteina che rallenta la SLA

Scoperta la proteina che rallenta la SLA

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FIRENZE. Grazie alla firma di un protocollo d’intesa tra l’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, l’ASL 10 e l’Ufficio Scolastico Regionale del capoluogo toscano, la Fondazione Meyer e il Gruppo Insegnanti Volontari dell’Associazione Amici del Meyer, si è rinnovato in questi giorni il servizio denominato Scuola in Ospedale, che dal 2005 ha consentito a quasi seicento bimbi e adolescenti ricoverati al Meyer (o seguiti durante le cure) e dunque impossibilitati a frequentare la scuola di appartenza, di usufruire ugualmente del diritto allo studio.

«Si tratta di un’esperienza di primaria importanza – spiegano i promotori – che permette a tanti alunni di non interrompere il percorso educativo a causa della malattia. Oltre infatti ad assicurare il diritto allo studio al paziente-studente, tra gli obiettivi del protocollo vi sono anche il mantenimento – laddove possibile – del rapporto con i docenti, i coetanei e l’ambiente scolastico nel suo complesso, l’impegno a favorire percorsi personalizzati anche mediante forme di istruzione a distanza, sia in ospedale, sia a domicilio, e anche la promozione di forme di innovazione didattica e organizzativa, per garantire quanto più possibile il successo formativo a favore degli studenti, promuovendo forme di apertura e incontro con le scuole e il territorio. Infine, anche se le procedure sono estremamente complesse, il protocollo garantisce – come già per altro avvenuto con successo – non solo l’espletamento dell’Esame di Stato in ospedale, ma anche il suo accompagnamento».

In tal senso va ricordato che negli ultimi tre anni sono stati ben nove i ragazzi che hanno sostenuto e superate la Maturità, sette, invece, quelli che hanno affrontato l’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione.

A consentire di realizzare percorsi di studio differenti per ogni paziente, è un team composto da un insegnante a tempo pieno per le scuole elementari, cinque insegnanti per le scuole medie inferiori e un docente coordinatore per le scuole medie superiori, in collaborazione con le scuole di appartenenza e con i medici dell’ospedale.

Da ultima, ma non ultima, va segnalata anche la recente nascita di Vengo anch’io, ulteriore servizio didattico rivolto ai fratelli e alle sorelle dei piccoli pazienti del Meyer.

«Infatti – spiegano ancora dal nosocomio fiorentino – accade molto spesso che la malattia di un piccolo cambi la vita dell’intera famiglia, compresa quella delle sorelle e dei fratelli, costretti a lasciare le città di appartenenza e quindi anche la scuola. Vengo anch’io consente dunque di dare un sostegno a tutti i bambini che hanno bisogno di un aiuto in una o più materie in cui sono carenti, rivolgendosi sia agli studenti già seguiti dalla Scuola in Ospedale, sia ai fratelli e sorelle dei bambini ricoverati e alloggiati nella rete di appartamenti e case di accoglienza del Meyer. A garantire tale servizio è l’Associazione Amici del Meyer». (S.B.)

Scuola in Ospedale: un po’ di storia

Il progetto è nato oltre quindici anni fa, con la creazione della prima classe elementare, consolidandosi e allargandosi nel tempo. Dopo la scuola primaria, infatti, sono state istituite le medie e nel 2000 le superiori.

Oggi al Meyer di Firenze sono attive sia la scuola primaria (con un’insegnante a tempo pieno che fa capo all’Istituto Comprensivo Poliziano), sia la scuola secondaria di primo grado (con cinque docenti dell’Istituto Comprensivo Masaccio), sia la scuola secondaria di secondo grado, coordinata da un insegnante del Liceo Pascoli. Scuola in Ospedale si avvale inoltre di quarantotto insegnanti volontari riuniti nell’Associazione Amici del Meyer e sostenuti dalla Fondazione Meyer.

Il servizio assicura una continuità didattica tra la realtà scolastica da cui il bambino proviene e quella ospedaliera. Mentre per la scuola primaria e secondaria di primo grado, la formula è quella classica della sezione interna, per la secondaria di secondo grado è attivo un “modello diffuso” che coinvolge una rete di scuole superiori fiorentine (ventidue sono gli istituti che aderiscono), in grado di assicurare interventi nelle diverse aree disciplinari e nei diversi indirizzi di studio. Una vera e propria rete, quindi, dove è importante anche il contributo degli insegnanti volontari, che sono docenti in ruolo o in pensione, i quali dedicano gratuitamente parte del loro tempo per integrare l’azione educativa svolta dalla rete a favore dei ragazzi.

Questo modello – innovativo sotto più profili – ha permesso di rispondere all’evoluzione che negli anni ha cambiato l’Ospedale, orientato a ridurre le degenze, ricorrendo maggiormente alle cure domiciliari. Centrato infatti sulla flessibilità, l’esempio ha permesso di fornire un servizio didattico ai ragazzi sia durante il periodo breve del ricovero, sia a domicilio, grazie al prezioso impegno di tutti gli insegnanti che evitano allo studente di interrompere il proprio percorso.

Fonte: Superando.it

09/02/2015