È già successo in alcuni comuni e nella Repubblica di San Marino che alcune persone con disabilità avessero un incarico politico complessivo, cioè con competenze sulla collettività in genere e non solo sui temi della disabilità. È successo che una delle grandi potenze del pianeta, gli Stati Uniti d’America, abbiano avuto un presidente con disabilità: il democratico Franklin Delano Roosevelt. È stato l’unico presidente di quel paese eletto per oltre due mandati consecutivi e in carica dal 1933 al 1945; aveva contratto all’età di 21 anni una malattia autoimmune (non la poliomelite come si credeva all’epoca).
Si conosce relativamente poco della disabilità di Roosevelt, offuscata dalla sua politica, dal New Deal, dal secondo conflitto mondiale, ma anche da operazioni volte a celare quella condizione: lo stesso Roosevelt si era ampiamente adoperato per nasconderla e ci mancano fotografie (ce ne sono solo due) e filmati che ritraggano anche la sua disabilità.
Nell’attuale civiltà dell’immagine, oggi non sfuggirebbe a nessuno quella caratteristica. Appunto. Sarebbe dunque possibile, ancora negli Stati Uniti, e perché no in Italia o in un paese europeo un nuovo presidente (anche donna) con disabilità? Intesa, ovviamente, come figura, con disabilità, ma soprattutto con competenze e statura politica adatta al ruolo.
Fonte: superabile.it
11/05/2012