«Il problema è di uguaglianza e di libertà. Le persone con disabilità sono cittadini come tutti gli altri. Possono rappresentare una risorsa se messe in condizione di potersi formare e lavorare. Per farlo però hanno bisogno di un aiuto che la società in cui viviamo dovrebbe garantirgli se si basasse realmente su un principio di solidarietà». A parlare è Silvia Cutrera, presidente dell’Agenzia per la Vita indipendente onlus di Roma che ieri mattina, insieme a un nutrito gruppo di persone con disabilità, ha partecipato al blitz a sorpresa organizzato dalla Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) a Piazza del Popolo a Roma per protestare contro i tagli all’assistenza previsti dalla manovra. Sfidando le molte barriere architettoniche di cui la Capitale è piena, i manifestanti, sulle loro carrozzine, hanno srotolato dalla terrazza del Pincio un’enorme striscione con su scritto “Stop al massacro dei disabili”.
I tagli in cantiere – 4 miliardi di euro nel 2012, 16 nel 2013, 20 nel 2014 – per un totale di 40 miliardi di euro, non possono che mettere in seria difficoltà oltre 10 milioni di famiglie a cui già spetta poco. «Il governo vuole fare cassa sulla pelle dei disabili» dice Pietro Barbieri, presidente della Fish. «Ai tagli previsti dalla manovra all’assistenza si sommano quelli agli enti locali che ridurranno drasticamente i servizi sociali. Di questo passo tutta l’assistenza dei disabili ricadrà sulle famiglie e, se queste non saranno in grado di sostenerla, ritorneremo inevitabilmente agli anni Cinquanta e agli istituti». Per Silvia Cutrera l’attacco non è solo economico ma culturale. «Per manifestare al Pincio non avevamo alcuna autorizzazione – racconta -. Quando abbiamo visto arrivare le forze dell’ordine abbiamo pensato che sarebbe sorta una qualche questione, invece siamo stati ignorati. Nessuno ci ha detto niente. Neanche le forze di polizia ci riconoscono come interlocutori».
Tra invalidità civili, pensioni di reversibilità e agevolazioni fiscali il governo spende ogni anno circa 55 miliardi di euro. «Chi intende comprimere ancora l’assistenza sociale, piegandola alle esigenze di cassa, sarà responsabile dell’impoverimento, dell’esclusione, del confinamento e della segregazione di centinaia di migliaia di persone» dice Pietro Barbieri. «In queste ore si gettano le basi per il definitivo smantellamento di quel po’ di sistema dei servizi che ancora esiste in Italia e per la negazione dei diritti costituzionali». La richiesta della Federazione non è diversa da quella che proviene dal mondo delle associazioni e dell’impegno civile: sganciare la dalla manovra dal “vincolo di cassa” imposto alla riforma assistenziale. «Siamo favorevoli a una riforma in Italia» conclude Barbieri «non chiediamo di meglio. Ma che questa comporti servizi migliori, più efficienti e vicini ai diritti e ai bisogni delle persone, moderni e volti all’inclusione anziché alla segregazione: una riforma che sostenga le persone e le famiglie, e che fissi dei livelli essenziali di assistenza. Tutto ciò non è pensabile con la spada dei 40 miliardi che dondola sopra le nostre teste».
di Rossella Anitori
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Segnalato da: disablog.it
12/09/2011