C’era una volta Francesco ragazzo di buone speranze residente a Pescara, che corona un sogno e sposa una fatina di nome Marica residente a Verona. Che bello, subito un erede al trono, il principe Luca che nasce a Verona.
Ma Luca, è colpito da un incantesimo: disabilitante ritardo grave psicomotorio, con tanto di pergamena dell’Inps e Asl.
Francesco abile nel suo lavoro ha la fortuna di scegliere il luogo di lavoro: Verona o Pescara.
La famiglia decide che la moglie smetterà di fare l’insegnante per dedicarsi totalmente al figlio disabile, il marito lavorerà a Pescara. Quindi tutti a Pescara.
Gli anni passano. Ogni tanto la famiglia si reca a Verona per salutare amici e parenti; ahimè nota anche che nella bella città scaligera esiste una forma di assistenza, chiamata Vita Indipendente per tutti i disabili residenti che ne fanno regolarmente richiesta. Addirittura nell’Assessorato di riferimento c’è un ufficio con tanto di personale attivo e gentile che fornisce tutte le informazioni.
La favola purtroppo finisce quando si torna a Pescara e ci si chiede:" come mai in una città esiste ed in un’altra no benché ambedue italiane?" Ci sentiamo discriminati e vorremmo che tutti i disabili non di Pescara ma di tutta Italia avessero pari opportunità e non discriminazioni di trattamento.
La mia preghiera, va a tutti i politici ed amministratori dell’Abruzzo che in questi giorni cominciano a valutare una bozza di legge regionale per istituire la Vita Indipendente: "Signori, per una volta, mettete da parte le rivalità di bandiera, rendetevi conto che, dalla nascita alla morte, siamo tutti soltanto degli esseri umani e, che quello che ci differenzia, che ci qualifica, e che ci rende persone degne, sono solo le nostre azioni durante la vita; l’approvazione di questa legge, da sola, come azione, nobiliterebbe la vostra esistenza. Fate in modo che non debba pentirmi di aver scelto di vivere con la mia famiglia qui a Pescara".
Camerlengo Francesco
Bomprezzi Venerdì, 24 Febbraio 2012
Caro Francesco, spero davvero che la sua splendida e dignitosa lettera trovi ascolto negli amministratori abruzzesi, alle prese con una scelta di civiltà che, come lei dice, darebbe senso compiuto alla loro attività politica. Quello che lei dice è verissimo: al momento attuale non viene garantita ai cittadini italiani parità di trattamento a parità di situazione. Mancano i Lea, i livelli essenziali di assistenza sociosanitaria. La legge 162 sulla vita indipendente viene tirata da tutte le parti e spesso non finanziata o vilipesa, con alcune buone e positive eccezioni, che appunto dipendono dal contesto politico e sociale nel quale maturano. Il Veneto da lungo tempo è regione (non la sola) nella quale le politiche per le persone con disabilità sono improntate all’attuazione dei principi contenuti nella Convenzione Onu e al rispetto delle leggi vigenti. Ma anche nel vicino Molise, è stata approvata nel 2010 la legge regionale n.18, basata sui principi di autodeterminazione della persona e sulla libertà di scelta. Spero che la Regione Abruzzo non sia da meno. Ho vissuto anche io cinque anni, da ragazzo, in Abruzzo – a Chieti – e ben ricordo la civiltà e la forza della gente. La mia integrazione nella scuola e con gli amici nacque proprio lì, anche quando le leggi ancora non c’erano. Sarei perciò felice di sapere che la sua favola si tradurrà in realtà e che lei non dovrà pentirsi di aver scelto Pescara come città nella quale vivere. Ci faccia sapere.
Fonte: Forum.corriere.it
02/04/2012