Servizi disabili, il Tar boccia il Comune di Pavia

Servizi disabili, il Tar boccia il Comune di Pavia

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Roma, 18 mag. – (Adnkronos/Labitalia) – Diffondere la conoscenza delle condizioni di disagio e delle esigenze delle persone con disabilita’ e considerare il contesto socio-sanitario, ambientale, economico, culturale e relazionale in cui vivono in modo da garantirne una piena ed efficace partecipazione e inclusione. Questo l’obiettivo del progetto ‘Disability and Social Exclusion’ (Dse), cofinanziato dalla DG Occupazione, affari sociali e pari opportunita’ che e’ illustrato oggi nel corso del Forum Pa. “Il progetto -ha detto Isabella Menichini,direttore generale dell’Istituto Affari sociali- si propone di definire quattro proposte concrete per migliorare l’inclusione delle persone con disabilita’: donne, bambini, immigrati e anziani. A tal fine l’iniziativa sostiene gli enti locali e regionali italiani nella creazione di una rete e consolida il ruolo di coordinamento del ministero del lavoro e delle politiche sociali”.

“L’Istituto per gli Affari sociali -ha continuato- e’ leader del progetto. I partner sono il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, la Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, Coface handicap, la Regione Sicilia, il Comune di Parma, il Comune di Castel Sant’Angelo (Rieti), il Comune di Catania, West e Regesta”.

“Vogliamo diffondere -ha sottolineato la Menichini- tutti quei principi da tempo conosciuti dalla comunita’ internazionale, ma che sono sempre poco attuati nella vita di tutti i giorni. Destinatari del progetto sono, infatti, le persone con disabilita’ e le loro famiglie, assistenti sociali e operatori del settore in genere, mondo dell’associazionismo e del volontariato, istituzioni del governo centrale, regionale e locale”.

“Attraverso il progetto Dse -ha affermato Gianfranco Bedin, responsabile area Socio educativa della fondazione Don Gnocchi- cerchiamo di rendere trasferibile l’esperienza in qualsiasi comune affinche’ sia fruibile dalla maggioranza della popolazione, non solo disabile. Vogliamo ripensare ad un modello diverso di vita sociale che viene, in tempo reale, pubblicato on line sul sito http/dse.west-info.eu, in modo tale che i 5.000 Comuni italiani possono accedervi”.

“La nostra esperienza -ha raccontato Roberto Ortoleva, dirigente medico sanitario dell’Azienda Sanitaria provinciale 3 di Catania- ha interessato la cosiddetta disabilita’ invisibile che riguarda quei soggetti che presentano un disagio psicosociale e non di natura intellettiva”.

“Queste persone -ha ricordato Ortoleva- un tempo venivano relegate ed escluse dal contesto sociale, ora invece attraverso queste buone prassi, attuate con la collaborazione dell’ufficio provinciale del lavoro e degli attori sociali, sono diventati cittadini come gli altri avendo le stesse opportunita’ e possibilita’ sociali. Abbiamo cosi’ attuato una vera e propria inclusione socio-lavorativa”.

In tutto il mondo sono piu’ di 6 milioni le persone disabili e solo in Italia se ne contano quasi 3 milioni, pari circa al 5 per cento di tutta la popolazione. Secondo l’ultima indagine sulle Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari condotta dall’Istat questo numero riguarda le persone con una totale mancanza di autonomia per almeno una funzione essenziale della vita quotidiana. Se si considerano in generale le persone che hanno una apprezzabile difficolta’ nello svolgimento di queste funzioni, ma non un’impossibilita’, la stima allora sale a 6milioni 606mila persone, pari al 12% della popolazione generale.

La presenza di disabilita’ e’ ovviamente correlata all’eta’: tra le persone di 65 anni o piu’ la quota di popolazione con disabilita’ e’ del 18,7%, e raggiunge il 44,5% (35,8% per gli uomini e 48,9% per le donne) tra le persone di 80 anni e piu’. I tassi di disabilita’ evidenziano una differenza di genere a svantaggio di quello femminile: in rapporto al totale della popolazione le donne hanno un tasso di disabilita’ del 6,1% mentre gli uomini del 3,3%.

Nell’analisi della distribuzione territoriale emerge un differenziale tra l’Italia settentrionale e quella meridionale ed insulare. In particolare si osserva un tasso di disabilita’ del 5,7% nell’Italia insulare e del 5,2% nell’Italia Meridionale, mentre tale tasso scende al 4,2% nell’Italia Nord-Orientale e al 4,3% nell’Italia Nord-Occidentale. Nell’Italia Centrale si ha un tasso di disabilita’ del 4,9%. La stessa struttura geografica si osserva per gli uomini e per le donne.

Dall’indagine sulle condizioni di salute e’ possibile identificare 4 tipologie di disabilita’: confinamento individuale (costrizione a letto, su una sedia non a rotelle o in casa), disabilita’ nelle funzioni (difficolta’ nel vestirsi, nel lavarsi, nel fare il bagno, nel mangiare), disabilita’ nel movimento (difficolta’ nel camminare, nel salire le scale, nel chinarsi, nel coricarsi, nel sedersi), disabilita’ sensoriali (difficolta’ a sentire, vedere o parlare).

Il livello di disabilita’ piu’ grave e’ rappresentato dal confinamento, che implica la costrizione permanente in un letto, o su una sedia con livelli di autonomia nel movimento pressoche’ nulli, nonche’ il confinamento in casa per impedimento fisico o psichico. Risulta confinato il 2,1% della popolazione di 6 anni e piu’ e tra le persone di 80 anni e piu’ la quota raggiunge circa il 22,3% (16,1% maschi e 25,5% femmine).

In merito alle altre tipologie di disabilita’, si rileva che il 2,3% delle persone di 6 anni e piu’ presenta disabilita’ nel movimento, con quote significative dopo i 75 anni: nella fascia d’eta’ 75-79 anni la quota arriva al 9,2% e nelle persone di 80 anni e piu’ il tasso raggiunge il 22,1% (con uno scarto di circa 7 punti percentuali tra maschi e femmine, a svantaggio di queste ultime: 17,1% per i maschi contro 24,7% per le femmine).

Circa il 3% della popolazione di 6 anni e piu’ presenta invece difficolta’ nello svolgimento delle attivita’ quotidiane, cioe’ ha difficolta’ ad espletare le principali attivita’ di cura della propria persona (quali il vestirsi o spogliarsi; il lavarsi mani, viso, o il corpo; tagliare e mangiare il cibo, ecc.). Tra i 75 ed i 79 anni, sono circa il 10,6% le persone che presentano tale tipo di limitazione e che quindi necessitano dell’aiuto di qualcuno per far fronte a queste elementari esigenze; tra gli ultraottantenni, circa 1 persona su 3 ha difficolta’ a svolgere autonomamente le fondamentali attivita’ quotidiane.

Le difficolta’ nella sfera della comunicazione, quali l’incapacita’ di vedere, sentire o parlare, coinvolgono circa l’1,1% della popolazione di 6 anni e piu’. Disabilita’ e invalidita’, inoltre, sono concetti differenti: il primo fa riferimento alla capacita’ della persona di espletare autonomamente (anche se con ausili) le attivita’ fondamentali della vita quotidiana e si riconduce alla legge 104/92, il secondo rimanda al diritto di percepire un beneficio economico in conseguenza di un danno biologico, e fa riferimento alla legge 118/71.

Fonte: adnkronos.com

19/05/2010