Vivono al 7° piano di una palazzina popolare a Roma: “Stanotte la scossa di terremoto è stata così forte che il letto di Simone è finito al centro della stanza. Io ero terrorizzata, mi sono buttata su di lui ma non ho avuto neanche la lucidità di metterlo in sicurezza. Ho chiesto che mi sia assegnato un nuovo alloggio al piano terra, ma pare che non interessi a nessuno la nostra sicurezza. Abbiamo paura”
ROMA – E’ accaduto di nuovo: la terra ha tremato e a Roma in molti si sono spaventati. Ma, una volta ancora, Chiara e suo figlio Simone sono rimasti prigionieri in casa, con il palazzo che si era svuotato e loro lì, al settimo piano, “il lampadario che non smetteva di muoversi e il letto di Simone che è finito al centro della stanza”, ci racconta stamattina Chiara Bonanno, mamma e unica caregiver del figlio, gravemente disabile. “Mio figlio è allettato – ci dice – e la sua carrozzina non entra nell’ascensore del palazzo. La scossa, ieri sera, è stata così forte, che il terrore mi ha tolto la lucidità: l’altra volta lo avevo trascinato sotto il letto, ma ieri no, non sono riuscita neanche a metterlo in sicurezza, tanta era la paura. Ho gridato, chiedendo aiuto. E piangevo disperata. Ero aggrappata a Simone, sul letto che si muoveva. Poi, vedendomi così sconvolta, si è messo a urlare anche lui. Non ho avuto la lucidità, ancora adesso, mentre parlo, sto tremando”.
Chiara e il figlio vivono in una casa popolare della periferia romana: un appartamento che, da quando Simone è in queste condizioni, per loro è diventata una vera trappola. Ancor più minacciosa, dopo che il sisma dello scorso agosto ha provocato crepe e segni di cedimento nelle mura. “Ieri sera, dopo la prima scossa, il palazzo era completamente vuoto, erano usciti tutti. Tutti tranne noi, soli al settimo piano. “Ho chiamato nuovamente i Vigili del fuoco: mi hanno confermato che il palazzo è tra quelli segnalati. Mi hanno detto che per valutare in maniera più approfondita la tenuta del palazzo occorre che intervenga il Genio Civile che può muoversi sempre attraverso il comune e il IV municipio”.
La situazione di Chiara, così come la sua richiesta, sostenuta dal Coordinamento famiglie disabili, di avere una casa popolare che sia accessibile, è nota anche all’Ater, che nelle ultime settimane sembrava averla presa in carico. “Non lo chiedo solo per me, ma per tutte le famiglie con un componente disabile assegnatari di un alloggio popolare: l’accessibilità deve essere garantita, perché vivere al piano alto di un palazzo inaccessibile significa vivere in trappola. Ora, però, sembra che la mia richiesta di cambio alloggio si sia arenata: segno dell’indifferenza delle istituzioni, che ci lascia qui, prigionieri in una casa che potrebbe ricominciare a tremare. E da cui, di nuovo, non potremmo fuggire”.
“Una situazione inaccettabile – commenta il Coordinamento nazionale famiglie disabili – alla quale nessuno sembra voler trovare una soluzione. Possibile che non ci sia in tutta Roma una casa popolare disponibile al piano terra, per situazioni drammatiche come quella di Chiara e Simone? Quante altre persone si trovano in una situazione simile? Quanti vivono in una casa popolare, con familiari non in grado di spostarsi, ad un piano che non sia quello terreno? Vogliamo denunciare con forza queste situazioni inaccettabili. I nostri congiunti con disabilità e noi, loro caregiver familiari, non dobbiamo mai più, in caso di emergenza, essere considerati sacrificabili!”. (cl)
Fonte: Superabile.it
28/10/2016