PESCARA. Impianti sportivi, basta caos nelle assegnazioni. La Regione Abruzzo si è dotata di una legge per disciplinare l’affidamento delle strutture da parte di Comuni e Province. La norma, presentata su iniziativa del consigliere regionale dell’Idv Camillo Sulpizio, regola anche gli interventi a favore degli atleti paralimpici e la concessione dei contributi a sostegno dell’impiantistica sportiva.
«È una legge di cui si sentiva l’esigenza», spiega Sulpizio, «e attualmente me la stanno chiedendo molti amministratori comunali. Si tratta di una soluzione nuova rispetto al passato, in cui l’affidamento non avveniva sempre in modo obiettivo. La normativa», aggiunge il consigliere, «tutela sia gli utenti dei centri che le associazioni sportive, e anche le amministrazioni, che così non incappano in errori e discriminazioni a discapito dei soggetti più deboli».
L’uso degli impianti sportivi, come si legge nel corpo della norma, è improntato alla massima fruibilità per la pratica di attività sportive, ricreative e sociali, sulla base di criteri obiettivi. La gestione delle strutture di proprietà degli enti, che non ne hanno la gestione, viene affidata ad associazioni o società sportive dilettantistiche affiliate alle federazioni riconosciute dal Coni che svolgono attività senza fini di lucro.
Le procedure di affidamento avvengono con evidenza pubblica, sulla base di una serie di requisiti: rispondenza tra attività svolta e tipo di impianto richiesto; radicamento sul territorio dell’associazione; numero di tesserati o iscritti. Ma anche attenzione al livello di esperienza e qualificazione degli istruttori, e alle attività sportive organizzate in favore dei diversamente abili.
Solo a Pescara sono circa 200 gli atleti disabili che svolgono attività sportive in società o associazioni collegate alle federazioni nazionali. C’è chi muove i primi passi nell’avviamento e chi pratica l’agonismo. Con questa legge, la Regione Abruzzo vuole «favorire e sostenere la partecipazione degli atleti delle discipline paralimpiche alle Olimpiadi, mediante la concessione di un contributo finalizzato a concorrere alle spese connesse a tale partecipazione».
Gli enti pubblici sono chiamati anche a dotarsi di un regolamento, da adottare entro un anno dall’entrata in vigore della legge. I criteri da rispettare sono i seguenti: garanzia dell’apertura dell’impianto a tutti i cittadini; utilizzo dell’avviso pubblico come modalità di pubblicità della procedura di selezione, la quale deve essere effettuata in base alla presentazione di progetti che consentano la valutazione dei profili economici e tecnici della gestione; valutazione della convenienza economica dell’offerta; determinazione della durata massima dell’affidamento, che comunque non potrà superare i dieci anni.
Gli impianti sportivi annessi alle scuole, se c’è il parere positivo del consiglio d’istituto, vengono messi a disposizione delle categorie svantaggiate fuori dall’orario scolastico.
Una regolamentazione importante che permetterà di seguire criteri di assegnazione prestabiliti, e probabilmente interromperà il circolo vizioso di critiche e lamentele che spesso seguono le decisioni su modi e tempi di utilizzo delle strutture sportive pubbliche da parte di associazioni e consorzi che si occupano di attività dilettantistica coinvolgendo centinaia di ragazzi.
«Nel momento in cui va a bando una struttura da assegnare», conclude il consigliere regionale Sulpizio, «si guardano i parametri previsti dalla normativa e si assegna la struttura, sempre nel rispetto di questa legge».
Fonte: Il Centro.it
06/09/2012