E’ da qualche giorno on line un sito dedicato a bambini, ragazzi, insegnanti ed operatori, per parlare di disabilità con il giusto approccio e linguaggio
Lo diciamo sempre: l’integrazione, prima ancora che per le leggi – pur importantissime – passa innanzitutto per la cultura. Comprendere e percepire come normale, come facente parte del tutto, la diversità, quale essa sia, è la base sulla quale costruire una società che non fa delle differenze muri di diffidenza e discriminazioni.
Partire quindi fin da giovani per lavorare su questa percezione di diversità, è il giusto approccio per aiutare a formare gli adulti di domani. La scuola senz’altro è il principale luogo, insieme alla famiglia, deputato al favorire questa formazione culturale, ma è saggio utilizzare anche gli strumenti che i bambini e i ragazzi usano quotidianamente, andando lì a dialogare con loro, usando il loro stesso linguaggio.
E’ interessante quindi l’iniziativa Handyblog, un nuovo sito internet nato proprio per parlare di disabilità ai bambini e ai giovani. Il blog, ci dicono i promotori, nasce dall’esigenza appunto di confrontarsi sugli strumenti – soprattutto informali – per affrontare questo tema con le fasce più giovani. L’obiettivo è dunque quello di offrire uno spazio comune per insegnanti, operatori e animatori per un dialogo paritario sui temi della disabilità rivolti ai minori.
Nato da un progetto promosso e realizzato dall’Associazione BluMedia, grazie al finanziamento dell’Agenzia Nazionale per i Giovani (nell’ambito del Programma Gioventù in Azione – Azione 1.2) e con il patrocinio di Roma Capitale e dell’Istituto Leonarda Vaccari di Roma, handyblog vuole essere quindi uno spazio per scambiarsi opinioni, idee e metodologie per chi lavora con questi ragazzi, cercando dal confronto le migliori soluzioni e prassi anche con respiro europeo.
Parlare di disabilità nelle aule scolastiche, nei luoghi di aggregazione dei giovani è il modo migliore per mettere in pratica concretamente l’integrazione, aprendosi anche alle giuste domande dei ragazzi che spesso trovano risposte vaghe o imbarazzate di genitori. A questo proposito, un interessante intervento nel blog da parte di un operatore, risulta quanto mai calzante: “(…) La cosa più sconvolgente si verifica quando le mamme e i padri non danno risposte oppure le danno affrettate e senza senso quando i figli chiedono loro “che cosa ha quel ragazzo?”. Ci sarebbe da scrivere un libro sulle risposte più assurde che i genitori danno in questi frangenti e – vi garantisco – non ce n’è una che serva davvero a dare un’idea corretta della disabilità e che dissipi paure e sentimenti di repulsione. Questo per dire che i primi che dovrebbero educare i bambini e sensibilizzarli in maniera corretta sono proprio i genitori, le famiglie che, a loro volta, dovrebbero fermarsi a riflettere di più sulle cose davvero importanti della vita”.
Nel blog trovano già spazio altri commenti di insegnanti che chiedono un confronto su metodologie e strumenti didattici, ma anche esempi di iniziative personali molto positive che possono essere d’aiuto e suggerimento per altri insegnanti, ad esempio.
Ci piace chiudere questo pezzo, col quale vi invitiamo a visitare handyblog, con una citazione che facciamo anche nostra, postata da una utente del sito: “L’educazione alle diversità …. è progetto trasversale e non è sinonimo di educazione alla solidarietà. E’ richiamo a riconoscere la diversità e a rispettare il diritto alla diversità. L’educazione alle diversità precede e prepara quella alla solidarietà: non si può essere solidali senza imparare a riconoscere la diversità, senza apprendere il rispetto della diversità, senza assumere responsabilità crescenti” (Galli, in AA.VV., 1991).
Fonte: Disabili.com
03/01/2014