Trasporti, Barbato propone viaggi gratis su treni per disabili e anziani

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Per Gabriella e Fausto, i miei padroni non vedenti, è difficile la vita quotidiana in città: dallo slalom fra le cacche dei miei colleghi ai marciapiedi pieni di ostacoli

MASSA CARRARA. Mi chiamo Adone, sono un Labrador, ho cinque anni e di mestiere faccio il cane guida, non di una, ma di ben due persone non vedenti, Gabriella e Fausto, una coppia livornese che ha una splendida bambina di sette anni di nome Virginia, con cui ho un rapporto quasi fraterno, nel senso che lei mi tratta come un suo simile: a volte litighiamo e se capisco che ha la luna storta, me ne vado da un’altra parte, in attesa che le passi, cosa che di norma accade dopo pochi minuti, perché Virginia, grazie al cielo, è una bambina buona. I miei padroni, prima di avere me, avevano addestrato una meticcia di pastore tedesco. Si chiamava Krista ed è rimasta con loro fino alla sua morte, come spero di poter fare anch’io, perché ai miei padroni voglio un gran bene. Il mio, sia chiaro, è un lavoro, ma è anche un piacere: stare accanto a Gabriella e Fausto, guidarli, trasformarmi nei loro occhi, proteggerli, mi fa sentire utile, per non dire indispensabile, tanto che cerco di meritarmi al massimo il ruolo che mi è stato affidato… Gabriella lavora alla Camera di Commercio e ogni giorno l’accompagno sull’autobus che la porta in ufficio, Fausto invece, che è consigliere di circoscrizione, esce con me quando la moglie non ha bisogno di essere guidata e, se è bel tempo, ci facciamo lunghe passeggiate. Sono entrambi affettuosi e io cerco di ripagarli in ogni momento, nonostante tutti i problemi che, strada facendo, incontriamo, per colpa dell’inciviltà dell’uomo. Tanti, troppi, talvolta imbarazzanti. Prendiamo prima di tutto i bisognini che i miei "colleghi" con padroni vedenti, lasciano per terra, ostacoli che non sono in grado di schivare, o meglio di far schivare ai miei protetti: spesso ci portiamo a casa il "regalo puzzolente" senza sapere neppure a chi dire grazie. A questo proposito Fausto, prendendo spunto dal Comune di Vercelli, aveva pensato di proporre la formazione di una banca dati dei cani, con tanto di ricerca del Dna di ogni quattro zampe, in modo che, attraverso la loro popò, si sarebbe potuto risalire al proprietario. Ma la proposta è rimasta nel cassetto e ci rimarrà ahimè ancora per molto tempo. «Tanto – come dice sfiduciato il mio padrone – non la prenderebbero mai sul serio». Così come non prendono sul serio il problema delle automobili e dei motorini parcheggiati sui marciapiedi, pericoloso ostacolo per la coppia cieco-cane, costretta a deviare il percorso, anche a rischio della propria incolumità. Ci sono poi tutta una serie di mancanze a cui un cane guida non può sopperire: in una città come Livorno, per esempio – ma in quasi tutte le città italiane – attraversare le strade per un non vedente è una continua gara con la morte. Fausto, che è un tipo tosto, a furia di insistere è riuscito a far mettere dal Comune qualche semaforo sonoro, ma ce ne vorrebbero molti di più, visto che su certe strade la gente pensa di essere alla Formula uno. Per non parlare dei percorsi adatti ai non vedenti, posizionati su alcuni marciapiedi del centro e, in mancanza di un cartello segnalatore, scambiati per piste ciclabili…Oggi che la tecnologia ha preso piede dappertutto, bisognerebbe usarla anche per i ciechi (ci sono mille accorgimenti in tal senso). Ma chi non sa cosa significhi vivere al buio, accantona il problema per dare la precedenza ad altre priorità. E poi dicono che i cani siamo noi!

Fonte: Il Tirreno.it

14/12/2012