Firmato il Protocollo C+1 voluto dal CoorDown e frutto del confronto con gestori, costruttori e responsabili sicurezza: informazione e copertura assicurativa per i gestori. E’ un passo avanti significativo e atteso da tempo: firmano il Minitalia Leolandia di Bergamo, lo Zoomarine di Torvajanica e l’Acqualandia di Jesolo. Silenzio da Gardaland, dove negli anni sono stati registrati i casi più numerosi di interdizione alle attrazioni. Domenica il primo test.
ROMA – Niente più discriminazioni nei parchi divertimenti italiani per gli ospiti con sindrome di Down. O quanto meno in quei parchi – sono tre – che hanno condiviso e firmato il "Protocollo C+1 Entertainment" predisposto dal CoorDown dopo un anno di lavoro e di confronto con i principali parchi italiani, i costruttori delle attrazioni e le Prefetture e i Vigili del Fuoco, responsabili della sicurezza delle strutture. Al Minitalia Leolandia di Bergamo, allo Zoomarine di Torvaianica (Roma) e all’Aqualandia di Jesolo non si ripeteranno più le scene quanto meno antipatiche e sgradevoli di persone con sindrome di Down invitate dallo staff ad allontanarsi da una o più attrazioni, a priori a loro "vietate" per motivi di sicurezza. Episodi che nel corso degli ultimi anni sono stati segnalati in molti parchi, ad iniziare da Gardaland, la struttura che da questo punto di vista si è dimostrata nel corso del tempo la più severa: sollecitata a formulare un orientamento sul Protocollo approvato, Gardaland al momento non esprime nessuna posizione ufficiale, confermandosi un vero osso duro. Altrove invece il Protocollo ha fatto breccia: oltre alla firma dei tre Parchi menzionati, altre strutture – affermano al CoorDown – si sono rese disponibili ad attuarlo in forma spontanea. E subito, già domenica prossima, 2 ottobre, al parco Minitalia Leolandia andrà in scena la prima applicazione assoluta del protocollo d’intesa C+1, così da poterne verificare gli aspetti e trarre eventuali considerazioni procedurali e di merito: protagonisti saranno oltre 200 persone fra ragazzi, accompagnatori e famiglie, coordinati da tre associazioni, l’Aipd di Bergamo, l’Agpd di Milano e il Dadi di Padova.
In breve, il Protocollo parte da due assunti-base: da un lato non c’è alcuna evidenza che le persone con sindrome di Down abbiano comportamenti o reazioni in misura diversa dalla maggioranza degli altri ospiti dei parchi di divertimenti, dall’altro i rischi connessi all’utilizzo delle strutture anche da parte delle persone con sindrome di Down possono trovare copertura assicurativa sul mercato. I gestori insomma sono coperti in caso di incidenti. Insomma, l’esclusione preventiva degli ospiti con sindrome di Down non ha diritto di cittadinanza. Ecco allora che il testo approvato prevede sempre il via libera alle attrazioni per le persone con sindrome di Down accompagnate da un adulto che sia stato informato su rischi e limitazioni e che abbia firmato una dichiarazione di responsabilità. Via libera anche a chi non è accompagnato: se si tratta di persone maggiorenne con sindrome di Down le informazioni e le regole saranno spiegate direttamente a lui, se si tratta di persona minorenne sarà sufficiente consegnare il modello di dichiarazione di responsabilità firmata da un adulto. In ogni caso, l’accesso all’attrazione può venire impedito solo se la persona maggiorenne non accompagnata, dopo aver ricevuto le informazioni, appaia "visibilmente incapace di comprenderne il senso e di fornire ogni indicazione sullo stato di salute fisica". In questo caso, e solo in questo caso, potrà essere "inibito l’accesso alle attrazioni ritenute per regolamento controindicate in presenza di patologie fisiche". Ma attenzione, perché se dal colloquio appare che l’unica controindicazione all’uso dell’attrazione può derivare "dal pericolo di comportamenti che possano esporre la persona con sindrome di Down a pericolo per sé o per gli altri, questi sarà accompagnata sull’attrazione da un operatore". In tutti gli altri casi, viene rimarcato, "sarà consentito l’accesso alle attrazioni in condizioni di parità con gli altri ospiti".
Sul versante delle assicurazioni per i gestori dei Parchi, il protocollo prevede che "qualora esso sia stato applicato, il gestore non è ritenuto responsabile, per il solo fatto di aver consentito l’accesso alle attrazioni alle persone con sindrome di Down, del comportamento o di eventuali incidenti che possono accadere durante l’uso dell’attrazione, o qualora non vengano rispettate le indicazioni fornite dal gestore o dal personale nella gestione delle emergenze ed evacuazione. Un principio che, viene sottolineato, dovrebbe essere formalmente riconosciuto anche a livello legislativo. Il protocollo ha validità fino al 31 dicembre 2011 ed è previsto che venga rivisto alla luce dei risultati ottenuti in questo arco di tempo.
Fonte: SuperAbile.it
04/10/2011