La decisione del tribunale di Milano dopo la denuncia della Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha): "Il ministero ha previsto una dotazione di insegnanti di sostegno inferiore a quella necessaria".
MILANO. Il tribunale di Milano ha condannato il ministero dell’Istruzione per discriminazione ai danni di studenti con disabilità. La motivazione: "Ha previsto una dotazione di insegnanti di sostegno inferiore a quella necessaria". E’ quanto fanno sapere da Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, in un comunicato nel quale parla di "vittoria per le famiglie di 16 ragazzi con disabilità che nel corso dell’anno scolastico 2012-2013 si erano visti assegnare un numero di ore di sostegno inferiore alle loro esigenze". La condanna è stata stabilita da giudice della prima sezione civile del tribunale di Milano". Soddisfatto il presidente di Ledha, Franco Bomprezzi, "per il contenuto di questa sentenza che si inserisce splendidamente nel filone giurisprudenziale del rispetto del principio di non discriminazione".
Oggetto del ricorso (presentato da Ledha e da 16 famiglie) i provvedimenti adottati dal Miur tra l’aprile 2010 e il luglio 2012 con cui si è determinata una riduzione del numero di insegnanti di sostegno a fronte di un incremento del numero di studenti con disabilità. "Leggendo le motivazioni addotte a difesa, da parte delle istituzioni scolastiche e del ministero non posso non rilevare con preoccupazione il continuo riferimento alla necessità di contenere i costi e la convinzione di poter agire in un quadro normativo di grande discrezionalità – rimarca Bomprezzi – Ecco perché ancora una volta si deve chiedere alla magistratura di intervenire per ristabilire la qualità del diritto all’inclusione scolastica". L’auspicio di Ledha è che simili episodi discriminatori non si ripetano più nel prossimo anno scolastico.
"Il giudice, per evitare possibili ripetizioni delle condotte discriminatorie accertate, ha ordinato che per il prossimo anno scolastico l’amministrazione fornisca tutte le ore che verranno indicate nel Piano educativo individualizzato per gli alunni che hanno promosso l’azione", aggiunge l’avvocato Livio Neri. È quello che nel diritto antidiscriminatorio viene chiamato piano di rimozione: "Ovvero una misura per evitare nel futuro il reiterarsi della discriminazione accertata".
Fonte: Repubblica.it
21/08/2013