«Le persone disabili non sono la propria malattia e basta.
Sono altro. Hanno una vita al di fuori della disabilità». E, come tutti, coltivano dei sogni. Che, con coraggio e nonostante i mille ostacoli, possono realizzare. L’attrice Antonella Ferrari, malata di sclerosi multipla, la storia della sua sofferenza, vissuta fin da piccola, ma soprattutto della sua caparbietà, che l’ha portata a diventare ballerina e poi attrice di successo in televisione e in teatro, l’ha voluta mettere nero su bianco nel libro «Più forte del destino. Tra camici e paillette la mia lotta alla sclerosi multipla» (edito da Mondadori). Ha deciso cioè di ricomporre i frammenti spesso dolorosi del passato per incoraggiare quanti hanno vissuto l’esperienza di «diagnosi tardive e terapie parzialmente efficaci», ma anche per rivendicare il diritto per ogni disabile alla propria professionalità, indipendentemente dalla cartella clinica. «Spesso il mondo mediatico tratta la disabilità come un qualcosa di eccezionale – racconta –. Se invece la rendi comune, tutti la accettano meglio.
Molte volte infatti gli ostacoli sono dettati dall’ignoranza». A cominciare dal mondo del lavoro dove il disabile spesso «viene relegato al ruolo di centralinista».
Ma serve anche un atto di coraggio da parte degli stessi disabili. «Molte persone si vergognano della propria malattia, si chiudono in casa e non ammettono di avere una disabilità.
Invece è sbagliato. Devono vergognarsi piuttosto quelli che per esempio evadono le tasse! Una persona che ha una malattia deve camminare a testa alta».
Fondamentale per rialzarsi, «ogni volta che il dolore ti costringe a terra», è poi avere degli obiettivi.
«Nel mio caso – prosegue Ferrari – sono stata spinta ad andare avanti dalla voglia di affermarmi come attrice, di portare avanti i miei sogni, di realizzarmi e di vincere le sfide».
Non secondario per lei è stato il sostegno della fede. «Ho sempre sentito che oltre alla mia famiglia c’era Dio che mi aiutava, mi stava porgendo la mano. E quindi non mi sono mai sentita abbandonata.
Avevo la malattia, ma Dio mi ha dato anche gli strumenti per combatterla. Non ti lascia solo».
Una parte dei proventi del libro saranno destinati all’Associazione italiana sclerosi multipla.
di Graziella Melina
Fonte: Avvenire
02/07/2012