L’articolo 13 del decreto Salva Italia non prevede esenzioni per gli anziani in istituto proprietari di casa: 7,5 per mille il tributo imposto per l’immobile di proprietà, considerato abitazione secondaria. L’allarme per la condizione degli anziani viene lanciata dallo Spi-Cgil
ROMA – Il passaggio dall’Ici all’Imu potrebbe costare molto caro alle persone anziane ricoverate in case di riposo o residenze socio-assistenziali: una vera e propria "trappola" si nasconde infatti nell’articolo 13 del decreto Salva-Italia, in base al quale l’abitazione principale è quella in cui "il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente". Poiché il decreto non prevede specifiche esenzioni, il ricovero in istituto comporterà che la prima e unica casa di proprietà sia considerata, ai fini fiscali, come una seconda casa. Di conseguenza, l’ammontare del tributo quasi raddoppierà, passando dal 4 per mille previsto per l’abitazione principale al 7,6 imposto per le residenze secondarie.
A lanciare l’allarme è Spi-Cgil, il sindacato dei pensionati, secondo cui a giugno i circa 300mila anziani ricoverati dovranno pagare migliaia di euro di Imu, a meno che il governo non provveda con una norma ad hoc o una circolare interpretativa. Un provvedimento richiesto in questi giorni da più fronti: con la vecchia normativa sull’Ici, infatti, gli anziani ricoverati e proprietari di casa erano completamente esentati dal versamento del tributo sull’immobile. Ora, con il nuovo decreto, che prevede anche addizionali sull’Imu, pronte a scattare nella maggioranza dei comuni, gli anziani ricoverati in istituto dovranno pagare un tributo fino a 2.000 euro per l’immobile di loro proprietà.
Fonte: Superabile.it
30/03/2012