Una storia di pochi: Anna, la malattia rarissima, le cure della mamma

Una storia di pochi: Anna, la malattia rarissima, le cure della mamma

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BRESCIA. «All´inizio ti senti spaesata e disorientata, improvvisamente tanti suoni ti entrano nella testa tutti insieme. Poi inizi a decifrare i rumori, sentirli, accoglierli in te». Come una vertigine. Bellissima, per chi in trent´anni ha lottato con labiali da capire e suoni sempre troppo sfuggenti. Ancora più bella se diventa un´avventura da vivere col proprio figlio.
Natalia Pedrazzoli ha 34 anni, vive a Chiari dove è impiegata contabile, e ha una tenacia senza pari: è nata con una sordità importante ma se l´è sempre cavata grazie alla protesi e a un impegno ferreo negli esercizi di logopedia. Quando ha avuto Jacopo, il secondogenito cui è stata diagnosticata una sordità profonda, su consiglio dei medici ha scelto di sottoporlo all´intervento per applicare un impianto cocleare, sistema di tecnologia avanzata che agisce da “orecchio bionico” permettendo il ripristino della funzione uditiva. Insieme a Jacopo, anche Natalia ha deciso di sottoporsi all´intervento: il bambino è stato operato lo scorso 16 maggio, la mamma il 20, mentre il 26 giugno si è proceduto per entrambi all´attivazione dell´impianto cocleare.
«PER ME è stata una rinascita, sto ripartendo da zero, ora dovrò fare tutta la riabilitazione audiologica e logopedica, ma il tempo che ci vorrà non è importante», racconta Natalia, che percorrerà questo cammino insieme a suo figlio. Anche per Jacopo, che ha 16 mesi, l´applicazione dell´”orecchio bionico” ha significato una nuova vita: «Prima era molto più iperattivo, ora ha cambiato carattere, è più tranquillo e solare, quando lo chiamo per nome si gira, inizia a riconoscere i suoni del mondo che lo circonda». Ad affiancare mamma e bimbo la dottoressa Maria Grazia Barezzani, responsabile del Servizio di Audiofoniatria dell´Ospedale dei Bambini, che spiega come accada spesso nei piccoli con problemi uditivi di diventare iperattivi, perché non riescono a controllare l´ambiente con i suoni.
«Nei bambini molto piccoli come Jacopo che ricevono l´impianto cocleare in circa un anno si riesce ad avere un recupero pieno – dice Barezzani -. Nell´arco di 6-12 mesi riescono a produrre il linguaggio, e grazie alla precocità dell´intervento e alla plasticità del loro cervello non riportano nessuno strascico vocale».
PIÙ DIFFICILE sarà il percorso per Natalia, perché per tanti anni il suo cervello si è abituato a non sentire bene: avrà bisogno di molto più tempo e di tanto esercizio. «Spesso accade che i genitori con un deficit uditivo non accettino la proposta di un impianto cocleare per il proprio bambino: preferiscono tenerlo così, i fattori che entrano in gioco sono molti, non ultimo quello della negazione», spiega Barezzani. Natalia invece ha accolto l´idea di buon grado, «la molla che mi ha spinto sono stati i miei bambini e la famiglia», dice. L´obiettivo di poter interagire al meglio con i figli – Lucrezia di 3 anni, che ci sente perfettamente, e Jacopo – seguendoli nel percorso di crescita è stata una motivazione forte, condivisa con il compagno, affetto da una sordità di lieve entità. All´ospedale Civile dal 2002 ad oggi sono stati eseguiti 179 impianti cocleari, 100 su bambini, gli altri 79 su adulti.

di Lisa Cesco

Fonte: Bresciaoggi.it

05/08/2013