Via le barriere architettoniche

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Disagi per la riabilitazione, iter tortuosi e, nonostante la legge  80, visite per accertare patologie che non possono migliorare.

MILANO – Più di due anni per il riconoscimento dell’invalidità civile,  servizi di riabilitazione ridotti e non sempre di qualità, protesi e ausili – come carrozzine o materassi – ormai obsoleti, non adeguati alle esigenze dei pazienti. E poi: cittadini ingiustamente chiamati a visita, nonostante la legge n. 80 del 2006 , per vedere riconfermata una patologia che purtroppo non potrà migliorare e, nell’attesa, si vedono sospendere l’indennità di accompagnamento e l’assegno di invalidità. Pazienti disorientati tra procedure burocratiche e lunghe attese per vedere riconosciuti i propri diritti. Lo segnalano sempre più al Pit Salute del Tribunale dei diritti del malato, che ha presentato di recente il 14° rapporto, quest’anno intitolato  «Diritti al taglio».

INVALIDITA’, ITER COMPLICATO – «Su quasi 24 mila segnalazioni giunte nel 2010  sono più del 10% quelle che riguardano l’area «invalidità civile e handicap» – afferma  Valeria Fava del Pit Salute – . Un trend in crescita anche per le enormi difficoltà causate dalla nuova procedura di riconoscimento dell’invalidità». È tortuoso, secondo i pazienti, il percorso per presentare la domanda: da un anno all’altro le segnalazioni passano dal 15,2% al 35,7%. Da gennaio 2010 la domanda va presentata solo per via telematica all’INPS, previa certificazione medica a sua volta telematica, redatta da un medico abilitato alla certificazione on line. Chiunque sia dotato di computer e connessione a internet dovrebbe essere in grado di farlo, ma tra i cittadini che si sono rivolti al Pit Salute pochissimi hanno presentato la domanda autonomamente. Quasi tutti si sono rivolti a un patronato per farsi aiutare. La procedura telematica avrebbe dovuto snellire l’iter burocratico ma secondo i cittadini non è così.

DUE ANNI DI … PASSIONE – I tempi sono come sempre lo scoglio principale: in particolare, si attende in media 5 mesi e mezzo per la prima visita che, secondo le norme in vigore, dovrebbe essere erogata al massimo entro 3 mesi dalla presentazione della domanda. Si aspettano, poi, altri 9 mesi e mezzo per il verbale che  permette di ottenere tutti i benefici correlati all’invalidità e all’handicap, come esenzione dal ticket, congedi e permessi lavorativi per cure e agevolazioni fiscali. Non è finita: ancora altri 11 mesi e mezzo prima dell’erogazione delle indennità economiche. In totale si arriva a due anni e due mesi di attesa. «Uno dei motivi del ritardo – sottolinea Fava – sono gli accertamenti sanitari diretti, ovvero quelli che prevedono una seconda visita presso l’INPS in seguito al giudizio già espresso dalla commissione di prima istanza (ASL)  in cui è presente anche un medico dell’INPS. La doppia visita è un problema per i pazienti soprattutto quando, in alcune zone d’Italia, può avvenire anche a centinaia di chilometri di distanza».

RIVEDIBILITÀ, PROBLEMA ANNOSO –  I cittadini segnalano poi l’ingiusta sospensione dell’indennità d’accompagnamento e dell’assegno di invalidità durante il periodo di revisione. Spesso a lamentarsi sono le madri di giovani invalidi: al compimento dei 18 anni viene sospeso per prassi l’accompagnamento, in attesa di nuova visita. Inoltre, quasi un paziente su quattro denuncia di essere chiamato a visita periodica di accertamento nonostante l’esonero previsto dalla legge 80 sulla non rivedibilità del 2006 e successivo decreto applicativo del 2 agosto 2007 per le patologie stabilizzate o ingravescenti. A risentirne maggiormente sono i malati oncologici, sebbene il legislatore abbia previsto per loro un percorso semplificato e di maggiori garanzie.

DISAGI PER LA RIABILITAZIONE – I pazienti riscontrano difficoltà a proseguire la riabilitazione a domicilio o in strutture presenti sul territorio dopo il percorso di cura iniziato in ospedale. Si scontano i tagli drastici avvenuti già negli scorsi anni, ma secondo le segnalazioni dei cittadini aumentano le difficoltà nell’attivazione del servizio perché spesso è impossibile contattare l’ufficio preposto o addirittura per mancanza di operatori. E poi, altro problema annoso le lunghe liste d’attesa: possono passare anche mesi fra la richiesta e l’attivazione effettiva del servizio (le segnalazioni passano dal 18,5% nel 2009 al 22,1% nel 2010). Aumentano i tempi per l’ingresso nella struttura di riabilitazione (dal 15% del 2009 al 18,9% del 2010)  a causa della riduzione dei posti letto e delle stesse strutture attive sul territorio. E la mancata tempestività dell’intervento può avere conseguenze sulla riuscita della terapia stessa.  

PROTESI E AUSILI OBSOLETI – Aumentano anche le segnalazioni sui costi da sostenere per avere protesi di qualità: le ASL hanno troppi problemi economici per fornirle, così molto spesso i pazienti sono costretti ad aggiungere denaro di tasca propria per avere un materasso o una carrozzina che risponda alle loro esigenze. Maggiori disagi sono segnalati per protesi e ausili per la respirazione,  protesi per gli arti inferiori (soprattutto di anca) e per gli apparecchi acustici.  Infine salgono al 21% le segnalazioni relative alla sostituzione di protesi ormai obsolete, inutili o addirittura dannose per il paziente: non possono essere restituite al servizio sanitario per questioni burocratiche, legate soprattutto al mancato aggiornamento del nomenclatore tariffario delle protesi e degli ausili.
di Maria Giovanna Faiella

Fonte: Corriere.it

02/12/11