ROMA – Sono i genitori, i figli e i parenti vicini a prendersi cura dei disabili in una famiglia. Tra loro ci sono madri che si «annullano» per crescere i figli disabili e figli che rinunciano alla propria stessa vita per accudire – senza sosta- genitori con gravi malattie. Migliaia di storie di vita quotidiana che, grazie al consolidamento e alla rete creata dal Comitato Genitori di disabili gravi e gravissimi, aprono la strada alla lotta per il riconoscimento legale e previdenziale della figura di «family caregiver». Intanto nella conferenza stampa di mercoledi 9 gennaio presso la Sala degli Arazzi in Campidoglio, il vicesindaco Sveva Belviso e il collaboratore alle politiche per la Disabilità Michele Colangelo, parlano della nuova riforma dell’assistenza domiciliare di Roma Capitale.
RICONOSCIMENTO E INDENNITA’ – Maria Simona Bellini è presidente del Comitato genitori di disabili gravi e gravissimi che, grazie alla sua determinazione, ha dato vita alla campagna d’informazione sui family caregiver, partendo proprio dai social network per creare una vera rete di scambio con le oltre 5 mila famiglie italiane coinvolte. Una lotta lunga 18 anni quella per il riconoscimento giuridico degli assistenti familiari di disabili che da 2 anni però, non trova soluzione perché la proposta di legge è bloccata in Senato. Le storie di caregiver non riconosciuti sono diverse e tutte disperate. «Il caregiver è la figura più importante in una famiglia con disabili» racconta in un’intervista telefonica a Corriere.it Marco Vorano, l’avvocato che segue la causa di un migliaio di famiglie con disabili in tutta Italia. Vorano parla di «un problema in meno per lo Stato» quando si tratta di riconoscere economicamente le fasce dei più deboli, come nel caso dei caregiver.
PREPENSIONAMENTO – La causa legale si avvia dopo un attento censimento per capire quali siano i diritti richiesti da ciascuna delle famiglie coinvolte e puntare su una causa-pilota attraverso le testimonianze di ognuna di loro. «A febbraio partirà la causa legale per il riconoscimento giuridico di queste figure essenziali» continua Vorano che intende far conoscere i caregiver scrivendone su pubblicazioni mediche e scientifiche attraverso dei convegni. «In alcuni casi molte famiglie chiedono il prepensionamento dal lavoro, perché fra gli orari di lavoro e la completa assistenza no-stop ai nostri cari, è impossibile andare in pensione con l’età imposta dal Governo» racconta una madre.
GENITORI CHE LASCIANO IL LAVORO – Sul sito del Coordinamento dei genitori di disabili si leggono commenti e storie personali. Ci sono le madri che abbandonano il proprio lavoro per dedicarsi al proprio caro e alla sua malattia. E spesso non è cosa facile. Il caregiver è la persona che non solo accudisce il disabile in casa, ma lo fa senza sosta e restandone vittima emotiva. Dalle pagine del blog «la cura invisibile» si leggono le testimonianze e i paragoni in materia legale sui caregiver, con il resto d’Europa. In Inghilterra, Spagna, Francia e Germania esiste già l’indennità e la possibilità per un genitore, di essere reintegrato sul proprio posto di lavoro, dopo un’assenza per motivi di assistenza di un disabile grave. E la questione è preoccupante perché il caregiver non risente solo emotivamente della situazione, ma vivrebbe vent’anni in meno rispetto agli altri, come sostenuto dal Premio Nobel per la Medicina del 2009, Elizabeth Blackburn.
Fonte: Disablog.it
11/01/2013