Vivere da invisibili

Vivere da invisibili

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VIAREGGIO. Michele suona il pianoforte senza leggere gli spartiti, e le sue mani si muovono sui tasti come nuvole. Un’abilità questa che coltiva fin da quando era bambino, e che oggi riempie di serenità le sue giornate. Davide ha il senso dell’ironia molto spiccato, e trova sempre il sistema per svignarsela quando c’è da fare qualcosa di impegnativo. Tutti e due, con caratteri diversi, hanno in comune la sindrome di Down. Michele e Davide fanno parte della Cooperativa Sociale del Parco del Mulino di Livorno (www.parcodelmulino.it), il centro polifunzionale aperto a tutte le disabilità, che accoglie bambini piccoli, adolescenti e adulti, inserendoli nel mondo del lavoro. Perché anche i disabili hanno diritto a una vita dignitosa e il lavoro è l’unica possibilità di ottenerla. Sabato scorso, per discutere sulla sindrome di Down e sull’importanza della ricerca, che in questo senso stenta a muoversi, il Parco ha ospitato un interessante convegno sull’eugenetica, puntando i suoi riflettori su un tema scottante e delicato, quello dell’eterna tentazione dell’uomo di raggiungere la perfezione senza Dio. «Un sogno- dice Daniele Tornar medico di base e presidente dell’Associazione livornese famiglie Down -che è destinato, come la storia dimostra, a trasformarsi in un incubo». Tornar ha portato l’esempio della Danimarca, che si è posta l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 il primato di unico Paese al mondo Down Syndrome Free, spiegando che, grazie al perfezionamento della diagnosi prenatale, a quella data nel paese di Hans Christian Andersen non ci sarà più nessun bambino Down. «Siamo davvero sicuri che possa considerarsi migliore una società composta da esseri umani geneticamente perfetti?», ha commentato Tornar, auspicando che la scienza medica possa, invece di pensare all’eliminazione dei feti che presentano un cromosoma in più, individuare una cura per attenuare o eliminare gli effetti negativi che la Trisomia 21 esercita sull’organismo dei Down.

di M. Antonietta Schiavina

Fonte: Il Tirreno.it

14/03/2013