Le patologie neurodegenerative riguardano in Italia 1 milione 200 mila persone, circa 800 mila hanno l’Alzheimer. Anzidei (Fondazione Igea Onlus): “Tenere la mente attiva, parlare con gli altri e fare attività sociali tiene accesa la mente”
“Non si conosce l’eziologia dell’Alzheimer, ma si sa che questa malattia distrugge i neuroni del cervello e interrompe le sinapsi (i collegamenti tra i neuroni). Il cervello attiva, di conseguenza, i neuroni superstiti, che faranno un doppio lavoro per compensare quelli colpiti. Chi e’ malato non lo sa perché non ha sintomi e la patologia continua a lavorare nel silenzio distruggendo i neuroni per molti anni – precisa Anzidei – finché quelli superstiti saranno pochissimi e non ce la faranno più. Non si tratta di un’incubazione, la patologia e’ lentissima e può esordire fino a 20 anni prima in modo perfettamente attivo e senza nessun periodo di latenza”.
Nel mondo ci sono 47 milioni di persone malate di Alzheimer e gli esperti delle Accademie Scientifiche, riunitesi in occasione dell’ultimo G7, hanno ricordato ai capi di Stato e di governo che le malattie neurodegenerative costituiscono “uno tsunami che sta per abbattersi sull’umanità”. La previsione e’ che si triplicheranno i malati nei prossimi 20-30 anni, passando da 47 milioni a 130 milioni, perché il principale fattore di rischio della malattia e’ dato dall’avanzamento dell’età.
Un campanello di allarme su un eventuale deficit e’ lo stato cognitivo che cambia con l’età. “Ci sono dei test neuropsicologici in grado di misurare i possibili deficit cognitivi anche quando la persona non si accorge di particolari segnali. Attenzione- avverte il vicepresidente della Fondazione Igea- misurare un deficit cognitivo con un test neuropsicologico non significa fare una diagnosi di Alzheimer, ma solo una valutazione dello stato cognitivo. Nel caso in cui si evidenziasse poi un deficit, allora bisognerebbe procedere con gli opportuni approfondimenti. Questo perche’ le cause possono essere varie- spiega- e per arrivare ad individuare un malato di Alzheimer bisognerà calcolare un ventaglio di analisi da effettuare anche con test clinici. Solo in questo modo sarà possibile indicare quelle persone che nell’arco dei prossimi 5-6 anni potranno cadere nella patologia. Il primo passo e’ quindi la prevenzione- assicura Anzidei- bisogna rendersi conto che eseguire un controllo dello stato cognitivo e’ come fare una mammografia”.
L’Alzheimer non e’ imbattibile. Ottimi risultati per il suo trattamento sono stati raggiunti dal protocollo ‘Train The Brain’, ideato dal neurofisiologo Lamberto Maffei, già presidente dell’Accademia dei Lincei. Questo trattamento si configura come una vera e propria palestra della mente e ha avuto successo nell’80% dei casi trattati.
‘Train The Brain’ e’ stato sperimentato per 4 anni presso gli Istituti di Fisiologia Clinica e di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con l’Università di Pisa. La prima sperimentazione e’ stata effettuata su persone individuate a rischio di Demenza di Alzheimer. “Sfruttando la plasticità del cervello, attraverso la stimolazione di tutta la riserva cognitiva inutilizzata, presente, e’ stato possibile, nei soggetti sottoposti al trattamento Train the Brain rallentare in 8 malati su 10 il decorso della patologia, in alcuni casi sono addirittura migliorate le condizioni dei partecipanti aiutandoli nella prevenzione e nel recupero. Invece, nel gruppo di controllo, formato da altrettante persone a rischio, che non sono state sottoposte al protocollo, le condizioni sono peggiorate nel 100% dei casi”.
Il protocollo e’ stato recentemente presentato dal ministro della Salute, perché “rappresenta un grande risparmio per il Sistema sanitario nazionale. Un malato di Alzheimer costa circa 60-70 mila euro l’anno tra costi diretti e indiretti e- sottolinea Anzidei- oltre a questo risparmio valutato in decine di miliardi l’anno, si garantiscono alle persone malate e ai loro familiari una vita più dignitosa e autonoma”.
Lo stesso ministero della Salute “ha deciso di effettuare uno screening sui cittadini dai 50 agli 85 anni (si chiamerà ‘Interceptor’ e costerà 4 milioni di euro) per individuare i biomarcatori più tempestivi che possano aiutare a realizzare una stima del numero di persone a rischio di sviluppare la malattia nei prossimi 10-15 anni. Una ricerca fondamentale- continua il vicepresidente della Fondazione Igea- per la sopravvivenza economica del sistema”.
Anzidei ha dei consigli per stimolare il cervello: “Tenere la mente attiva, parlare con gli altri, andare a ballare, fare attività sociali tiene accesa la mente. È una ginnastica estremamente importante. Ciò che fa malissimo sono le attività che si svolgono da soli, o passivamente come il guardare la tv. ‘Train The Brain’ sarà realizzato anche dall’Istituto di Neurologia e Psichiatria dell’Università La Sapienza di Roma- conclude- con soggetti a rischio di sviluppare l’Alzheimer o con la patologia in forma lieve /moderata. Il cervello e’ un organo come tutti gli altri, col tempo invecchia e con lo stress può perdere vivacità. Per contrastare l’invecchiamento e le patologie si deve fare esercizio, il protocollo Train the Brain, applicato dalla Fondazione IGEA onlus e’ proprio la “Palestra della mente” per aiutare il cervello, che ha anche bisogno di controlli e di prevenzione”.