Massimo Prosperococco, rappresentante della rete delle organizzazioni locali per i disabili, denuncia una situazione in cui “i fondi pubblici usati per far rinascere la città non tengono conto delle esigenze di chi ha difficoltà di movimento”. E ancora l’Ufficio speciale per la ricostruzione non ha la figura del Disability manager.
L’AQUILA. Nove anni dopo il sisma de l’Aquila (6 aprile 2009), la ricostruzione non è ancora “una faccenda per disabili”. A denunciarlo a ilfattoquotidiano.it è Massimo Prosperococco, dipendente con distrofia muscolare dell’Università degli studi del l’Aquila, per la quale si occupa di comunicazione sui social network e di grandi eventi, come la Notte dei ricercatori dell’Ateneo. “Le istituzioni ci hanno dimenticato. Sono stati spesi miliardi di euro per la ricostruzione, ma le barriere architettoniche sono presenti ovunque negli edifici pubblici e negli uffici comunali. Per non parlare dell’inaccessibilità delle strade e di alcune strutture artistiche e culturali riqualificate con fondi statali che dovrebbero essere pienamente fruibili anche per le persone in carrozzina”. Nove anni dopo, rivela Prosperococco, non è stata neanche istituita la figura del Disability manager nell’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila (Usra), “struttura di diretta emanazione del presidente del Consiglio che monitora e supervisiona tutti i progetti e stabilisce i finanziamenti pubblici”.
Il sindaco Pierluigi Biondi lo spiega così: “L’Aquila è una città in forte cambiamento soprattutto dopo il sisma e siamo consapevoli che i disagi per tutti sono moltissimi. Stiamo facendo il massimo”. Anche a fronte delle polemiche e per rispettare alcuni impegni presi in campagna elettorale, Biondi pochi giorni fa ha nominato l’architetto Chiara Santoro Disability manager del Comune (e dunque solo sul fronte dell’amministrazione comunale). Il sindaco è in carica dal 25 giugno 2017 e sostiene che i problemi legati alla ricostruzione “vengono da lontano”. E accusa “la debolezza strutturale dell’ente locale di fronte ai giganteschi problemi che ci troviamo a gestire. Inoltre siamo giustamente costretti a rispettare tutta una serie di vincoli e obblighi di legge sugli appalti e sulle opere di riqualificazione che però non ci permettono di agire tempestivamente, con la velocità che vorremmo. Bisogna fare ancora molto per eliminare tutte le barriere architettoniche ”.
Di tempo, comunque, ne è trascorso e non poco. Infatti sono passati quasi dieci anni da quando il terremoto cambiò la vita delle persone dell’Aquila e del suo tessuto urbano. “Per noi disabili oltre al danno c’è anche la beffa”, continua Prosperococco. “Nel 2013 con la legge Barca inizia la ricostruzione con risorse significative e costanti nei previsti dieci anni di lavori. Il costo complessivamente dovrebbe aggirarsi nel 2022 attorno ai 12 miliardi di euro. I primi ad essere ricostruiti sono stati gli edifici storici vincolati nei quali gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche sono difficili e complessi. Il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, in questo caso, tende a non concedere permessi per l’abbattimento delle barriere sugli edifici storici, come ad esempio la meravigliosa Basilica di Santa Maria di Collemaggio“. Qui, segnala Prosperococco, l’accesso nella Basilica è precluso dall’ingresso principale a chiunque viaggi su ruote, passeggini compresi. “L’amarezza è forte, basterebbe posizionare uno scivolo mobile non impattante, del costo di poche centinaia di euro. Ma è solo un esempio: su molti edifici storici di proprietà di privati, peraltro ricostruiti con soldi pubblici, non è stato fatto nessun intervento di eliminazione delle barriere architettoniche”.
Il principale rappresentante della rete delle organizzazioni locali per le persone con disabilità sostiene che gli edifici sede del Comune dell’Aquila e della Regione Abruzzo “sono ancora in una fase progettuale, senza una precisa progettazione volta a tutelare l’accessibilità per i disabili che vivono su una carrozzina”. Controtendenza è invece l’Università dell’Aquila, che si trova nell’edificio storico Palazzo Camponeschi prossima sede del Rettorato e che “ha proceduto all’eliminazione di tutte le barriere architettoniche” continua Prosperococco. La sede attuale del Comune, in attesa della riconsegna di Palazzo Regina Margherita d’Austria, si trova a palazzo Fibbioni, in pieno centro, dove ad esempio l’accesso nella sala di ricevimento del sindaco “è garantita solo da una serie di montascale e montacarichi, difficili da utilizzare per chi ne ha bisogno e sono quasi sempre non funzionanti. E’ evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione grav e di inaccessibilità e che manca – aggiunge Massimo – anche la volontà politica per migliorare la vita dei disabili aquilani. Lo abbiamo ripetuto più volte: dover ricostruire la nostra città è un’avventura che mai avremmo voluto affrontare. Tuttavia, il fatto di dover ripensare e ridisegnare il contesto urbano e sociale nel quale viviamo poteva rappresentare un’opportunità preziosa e irripetibile per rendere la nostra città migliore, più fruibile, a misura di tutti. Purtroppo – afferma Prosperococco – ad oggi, nonostante le enormi risorse in gioco, non si trovano le briciole per eliminare le barriere architettoniche. Sarebbe inaccettabile consegnare L’Aquila alle generazioni future meno inclusiva di quella di prima”.
Come lui la pensano anche moltissimi cittadini disabili del capoluogo abruzzese. Tra i tanti, Anna Paola Paolini è arrabbiata perché “non è possibile che alcuni palazzi sono stati interamente buttati giù e ricostruiti senza poi togliere le barriere architettoniche per il corretto passaggio delle carrozzine. Attività commerciali presenti in edifici restaurati per riaprire hanno avuto l’obbligo per legge di costruire il bagno per disabili, ma per arrivare ai servizi igienici hanno mantenuto gli scalini. Non è accettabile continuare così, sembra quasi una presa in giro” chiude Paolini. Adriano Perrotti, commercialista con disabilità, è convinto che sia “importante a L’Aquila ricostruire il restante con il concetto del global designed e dell’accessibilità universale non solo per le disabilità motorie ma nel rispetto di tutte le disabilità. L’Aquila ha tutte le potenzialità, grazie alle ingenti risorse che arrivano per la ricostruzione, di essere un esempio di a ccessibilità per tutto il mondo. Purtroppo stiamo sprecando questa grande opportunità”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
27/02/2018