La notizia ha fatto saltare dalle sedie molti genitori, e l’Università di Bologna ha davvero cominciato a temere un assalto sfrenato di folle alle sue porte, tanto da diffondere un comunicato che specifica come il test di cui si parla NON E’ DISPONIBILE IN ITALIA, e soprattutto non è efficace se il bambino ha già ricevuto una diagnosi di autismo da piccolo. E’ ancora una prova, per nulla sicura al 100%, per cui bando ai facili entusiasmi e lasciamo lavorare la ricerca ancora per qualche anno.
Un test sull’autismo che viene dall’Inghilterra.
L’entusiasmo deriva da uno studio dell’ateneo inglese di Birmingham che -spaziando tra diverse nazioni europee- ha scelto anche l’Italia (e Bologna) per effettuare alcune analisi su bambini autistici di età compresa tra 5 e 12 anni. Se finora il mistero dell’autismo è legato a una possibile causa ereditaria, dunque genetica, questo test ipotizza che alla base vi siano anche alterazioni chimiche del cervello e per la precisione lo stress ossidativo delle cellule che trasforma proteine e aminoacidi variando la funzione delle molecole cerebrali. Un discorso lungo e strano per dire che, alla fine, l’autismo potrebbe avere una causa comune e forse curabile!
Solo il primo passo per una possibile cura.
Questa dello stress ossidativo cellulare è una novità assoluta per questo è ancora presto per parlare di scoperta e di cure! Lo stress ossidativo però può servire a diagnosticare la malattia con un discreto anticipo, nei bambini di età inferiore a 2 anni. Da qui inizia il cammino verso una futura cura comune, ma per il momento siamo ancora agli inizi. Finora possiamo soltanto usare il test per prevedere se i bimbi analizzati avranno veramente, in futuro, una diagnosi di autismo. Se vediamo che questo è vero, si potrà poi proseguire con la ricerca di cure palliative o preventive per evitare che la malattia si manifesti del tutto. Bisogna però avere ancora pazienza, e nel frattempo amare e aiutare i bambini autistici meglio che si può.
Fonte: Stipolis
27/02/2018