Per un giorno in carrozzella: ecco i problemi della disabilità

Per un giorno in carrozzella: ecco i problemi della disabilità

MONTESILVANO. Prosegue il progetto su diritti umani e disabilità scritto e organizzato dal disability manager, responsabile dell’Ufficio disabili del Comune di Montesilvano Claudio Ferrante, con la collaborazione dell’associazione Carrozzine determinate, dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti e dell’Angsa Abruzzo. Ferrante ha incontrato le classi primarie quinta A e B del plesso di Cappelle sul Tavo e le quinta A del plesso Saline dell’istituto comprensivo Rodari di Montesilvano.
Gli studenti di entrambe le classi hanno effettuato l’esperienza seduti in carrozzina o bendati. Questa iniziativa si è svolta alla scuola di via Cocchione, a Cappelle sul Tavo, diretta dal dirigente scolastico Adriano Forcella.
Alle varie iniziative era presente anche il sindaco Ottavio De Martinis, che negli incontri al Pala Baldoni ha espresso la sua soddisfazione per gli obiettivi del progetto. «Fiero e orgoglioso di questo progetto», ha detto, «che mira a fornire strumenti culturali e pedagogici necessari per far crescere nei nostri ragazzi la consapevolezza e i veri valori universali. Grazie a tutto ciò, ora i ragazzi hanno capito perfettamente che loro possono decidere nella vita se essere barriere o facilitatori. Ringrazio tutte le associazioni che hanno partecipato e tengo a precisare che per scelta del Comune e del disability manager Claudio Ferrante doniamo gratuitamente alle scuole questo importante percorso didattico educativo, che avrebbe un costo economico notevole. Oggi più che mai sono orgoglioso di affermare che se riusciamo a dare risposte alle tantissime scuole che ci hanno richiesto il progetto lo dobbiamo alla decisione della mia giunta di incrementare le politiche per la disabilità».
«I ragazzi hanno potuto sperimentare come la disabilità sia una condizione di salute in un ambiente sfavorevole», ha commentato, «hanno provato sulla propria pelle l’impatto delle barriere architettoniche. All’inizio quando i ragazzi hanno utilizzato le bende erano spaventati, ma poi sono stati subito tranquillizzati da Valentina e il suo labrador. Molti studenti ci hanno confessato che era difficile vivere senza vedere, ma era soprattutto impossibile muoversi anche di qualche metro a causa delle barriere architettoniche presenti nei vari ambienti. Barriere riscontrate anche seduti sulle carrozzine. Alcuni di loro hanno affermato che non pensavano che pochi centimetri di un gradino potessero rappresentare un muro alto dieci metri. È stato emozionante vedere come i ragazzi partecipare attivamente e intensamente a questo progetto e a queste prove empatiche. Sono riusciti a capire il vero significato della disabilità, della barriera architettonica».

Fonte: Il Centro.it

19/11/2019