Ventisette deputati e cinque senatori hanno chiesto al presidente di tutelare le persone con difficoltà dalla decisione di molti Stati di lasciarli indietro nelle cure. Cuomo: «Chi li sceglierà?».
«Chi sceglierà le 26mila persone che moriranno perché ci avete mandato solo 400 respiratori?». La voce di Andrew Cuomo si fa disperata. Il governatore di New York da giorni lancia richieste su richieste di aiuto all’Amministrazione federale e ieri ha ricordato a tutte le autorità che un giorno dovranno motivare le scelte che hanno fatto durante la “Grande pandemia”. O vergognarsene. La priorità o meno di accesso alle cure fondamentali durante la crisi del coronavirus è un’inquietudine pressante per la comunità dei disabili americani, che sta assistendo con crescente preoccupazione alla pubblicazione di linee guida dei singoli Stati o di gruppi di ospedali privati che rischiano di farli passare «in fondo alla fila» in caso di carenza di equipaggiamento di sopravvivenza.
In 1.500 hanno seguito questa settimana un seminario online del National Disability Institute che cercava di rispondere alle loro domande sul Covid–19. Una su tutte: se mi ammalo e vado in ospedale, avrò il diritto di essere curato? Circa 36 Stati hanno già deciso, e i criteri resi noti da almeno una decina possono portare a una discriminazione nei confronti delle persone affette da disabilità mentale o fisica. In particolare, Minnesota, Colorado, Alabama, Tennessee e Utah hanno introdotto piani di crisi che consentirebbero l’assegnazione di risorse sanitarie limitate in base alla salute mentale. In alcuni Stati, inoltre, ai pazienti anziani, a quelli che necessitano di dialisi o a quelli con grave insufficienza neurologica verrebbero rifiutati i respiratori o il ricovero. Nella stessa New York di Cuomo resta in vigore una direttiva del 2007 che prevede che il respiratore individuale di un paziente che ne ha normalmente bisogno per vivere gli possa essere sottratto e dato ad a ltri durante un’epidemia. La mancanza di criteri che ribadiscano a livello nazionale il valore della vita delle persone disabili ha spinto 27 deputati e 5 senatori Usa a scrivere al dipartimento alla Sanità e alla Giustizia, invitandoli a fornire indicazioni chiare che proteggano le persone con disabilità. A sua volta, la American Association of People with Disabilities ha inviato una lettera ai leader del Congresso che chiede che i bisogni dei disabili vengano rispettati. «Il valore della vita umana non è determinato da un calcolo matematico. Essere vulnerabili non riduce l’esperienza umana», ha scritto Maria Town, amministratore delegato del gruppo. E Ivanova Smith, presidente dell’associazione Self Advocates in Leadership e firmataria della lettera ha ribadito il timore che «alle persone con disabilità intellettiva possa essere negata l’assistenza a causa di una loro percepita mancanza di valore». Le richieste di una presa di posizione chiara di Washington si molt iplicano, insieme alle cause nei confronti di alcuni Stati. Ieri il Disability rights education and defense fund ha ricordato ai legislatori il dovere di affermare i diritti civili e umani delle persone con disabilità. Il giorno prima, diversi gruppi, tra cui il Center for Public Representation, avevano presentato una denuncia al ministero della Sanità contro l’Alabama, sostenendo che il Piano per le operazioni di emergenza dello Stato viola la legge federale sui diritti dei disabili.
Per ora, l’Amministrazione federale non ha risposto. Ieri Roger Severino, direttore dell’ufficio per i diritti umani del ministero per la Salute, si è limitato a ribadire il principio che «le persone con disabilità non dovrebbero essere messe in fondo alla linea per i servizi sanitari durante le emergenze». Per i disabili americani, è ancora troppo poco.
Fonte: Avvenire.it
28/03/2020