Evelina Chiocca, presidente del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno, commenta le indicazioni attuative del Dpcm del 24 ottobre trasmesse dal Miur, che raccomanda la frequenza in presenza di questi studenti. “Se il gruppo non è eterogeneo e il ragazzo disabile è l’unico in classe, è un contesto di discriminazione. Chiediamo al Miur garantisca gruppi eterogenei in presenza”
ROMA. Didattica a distanza, ma studenti disabili, DSA e BES in presenza: a raccomandarlo ai dirigenti scolastici è la nota 1927 del Miur, che contiene le indicazioni attuative del Dpcm del 24 ottobre, il quale ha incrementato al 75% per le scuole superiori il ricorso alla didattica a distanza. Il ministero ora rammenta e rilancia quanto previsto nel decreto del Miur 89/2020 e nell’Ordinanza 134/2020: per l’appunto, la frequenza in presenza degli studenti con disabilità, disturbi dell’apprendimento o bisogni educativi speciali. Abbiamo chiesto a Evelina Chiocca, presidente del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno, cosa pensi di questa indicazione e se e come questa possa essere applicata e opportunamente tradotta in organizzazione didattica all’interno delle scuole.
“Entrambi i provvedimenti citati dal Miur – precisa innanzitutto Chiocca – richiamano alla possibilità di interventi presso il domicilio, mediante l’attivazione, stanti le condizioni, del servizio di istruzione domiciliare. Dimenticano, però, di richiamare anche il Piano scuola, allegato al decreto ministeriale 39/2020, di cui il decreto 89/2020 dovrebbe costituire il dispositivo applicativo. La considerazione è dovuta, in quanto nei provvedimenti successivi al Piano scuola. se da un lato si sollecita la possibilità della frequenza in presenza, dall’altra si omette il richiamo a garantire ‘la frequenza scolastica in presenza, in condizioni di reale inclusione’. Questo comporta che si mantengano le attività didattiche ‘direttamente dalla o nella scuola’, con la presenza, in ciascuna classe, di un gruppo di alunni, e fra questi l’alunno con disabilità: gruppo eterogeneo per capacità dei presenti”.
È proprio qui, per Chiocca, il punto cruciale: “Il fatto è che una lettura veloce del testo può indurre a pensare che, in presenza, debbano esserci unicamente alunni con disabilità insieme ad altri scolasticamente fragili, andando a ricostituire, di fatto, le classi differenziali o classi speciali abolite nel lontano 1977. Ed è ciò che, in molte scuole, sta accadendo”. Un’organizzazione, questa, che non ha nulla di inclusivo, visto che “nelle aule entrano, come docenti, unicamente gli insegnanti incaricati su posto di sostegno, come se gli alunni con disabilità fossero alunni solo loro e non anche alunni degli altri docenti della classe”.
Dall’inclusione all’esclusione
In tutto questo, le famiglie in alcuni casi acconsentono, forse anche per la necessità, legittima, che il figlio sia a scuola, accompagnato e seguito da un insegnante, piuttosto che a casa, da solo davanti a un monitor, cosa peraltro impossibile per i casi più gravi. “Quanto sta accadendo trova in parte il consenso di alcuni genitori – riferisce Chiocca – che non valutano le conseguenze di una tale passiva accettazione che, nei fatti, discrimina gli alunni con disabilità nel loro diritto a stare insieme ai coetanei e a imparare all’interno delle ‘classi comuni’, come prescrive anche la legge 104/92. La frequenza si sostanzia, in questo caso, come condizione di esclusione, non certo come ‘condizione di reale inclusione’ auspicata dal ministero nei suoi provvedimenti”.
Per il Ciis, è quindi “fondamentale che il ministero intervenga urgentemente per ripristinare condizioni di legalità e di garanzia dell’esercizio del diritto degli alunni con disabilità – afferma Chiocca – Essi devono poter frequentare, in presenza, insieme a un piccolo gruppo di compagni della classe, con i docenti disciplinari, che si collegano da scuola a casa con gli altri studenti, e, per il monte-ore previsto, con il docente per le attività di sostegno. Bisogna scongiurare che questa situazione di emergenza si trasformi in una situazione di discriminazione nei confronti degli alunni con disabilità come pure dei loro compagni – conclude – Il diritto all’inclusione è un diritto reciproco e deve essere tutelato in ogni forma possibile”.
Fonte: Superabile.it
30/10/2020