Sembra proprio di no, a giudicare dai recenti documenti della Commissione Europea sulle strategie da adottare quando saranno disponibili i vaccini per il Covid-19. A denunciare infatti la “permanente invisibilità” delle persone con disabilità, dopo la continua violazione dei loro diritti durante la pandemia, è il Forum Europeo della Disabilità, pur essendo le stesse persone con disabilità a maggior rischio di contagio. Il Forum ha chiesto dunque alle Istituzioni Europee che le future vaccinazioni siano «garantite da subito alle persone con disabilità, in modo sicuro, affidabile e gratuito»
Durante l’attuale situazione di emergenza dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha dichiarato tra l’altro che «l’Europa deve continuare a gestire la pandemia con estrema cura, responsabilità e unità, utilizzando le lezioni apprese finora per rafforzare la gestione delle crisi». Perché allora, quando si parla di «utilizzare le lezioni apprese finora», si continuano a ignorare le persone con disabilità?
A chiederlo è l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, ricordando che dall’inizio della pandemia proprio i diritti delle persone con disabilità sono stati tra quelli meno rispettati, in ogni settore della vita, mentre i vari dati prodotti hanno dimostrato che proprio queste persone sono a maggior rischio di contagio, senza contare le tantissime vittime con disabilità sia nelle proprie case che nelle strutture residenziali.
La denuncia di “permanente invisibilità” delle persone con disabilità, proveniente dall’EDF, si riferisce in particolare alla Comunicazione della Commissione Europea al Parlamento e al Consiglio Europeo, giunta il 15 ottobre, sulle possibili future strategie di vaccinazione da Covid e sulla diffusione dei vaccini stessi. Ebbene, secondo il Forum, in tale documento «non si fa menzione alcuna delle persone con disabilità», e queste ultime vengono anche del tutto escluse dalle ancora più recenti Raccomandazioni della Commissione sull’effettuazione dei tamponi, compresi quelli cosiddetti “rapidi”.
«Nella Comunicazione del 15 ottobre – commentano dall’EDF – viene delineato l’approccio generale della Commissione stessa, per garantire agli Stati Membri dell’Unione l’accesso ai vaccini, contemporaneamente e in numero uguale, in proporzione alla loro popolazione. Si prevede inoltre di stipulare accordi con i produttori di vaccini per acquisti avanzati su larga scala, rivendicando come una priorità il fatto di rendere la vaccinazione un bene pubblico globale. Tutto ciò lancia un messaggio realmente positivo, con una visione di stretto coordinamento da parte dell’Unione e tuttavia vi è una lacuna fondamentale, che ci porta e ci porterà a contrastare con forza una strategia di vaccinazione che escluda le persone con disabilità e la loro rete di supporto».
«In cima alla lista delle azioni dell’Unione Europea – aggiungono dal Forum – si parla di “gruppi” che dovrebbero avere la garanzia di un accesso prioritario ai vaccini, in modo da salvare quante più vite possibili, tutelando innanzitutto gli individui più vulnerabili, per rallentare e infine bloccare la diffusione della malattia. Perché, dunque, le persone con disabilità e le loro reti di supporto non vengono identificate tra i “gruppi prioritari” per la vaccinazione, così come i loro caregiver familiari e gli assistenti personali? E perché questi ultimi o le persone che lavorano nei servizi di supporto non vengono identificati come lavoratori essenziali? Eppure si parla del 15% della popolazione dell’Unione Europea, milioni di persone che proprio a causa della loro disabilità sono maggiormente minacciati dal coronavirus».
Tra le ragioni elencate dall’EDF sulla maggiore vulnerabilità delle persone con disabilità, si parla ad esempio del fatto che esse «difficilmente possono rispettare il distanziamento fisico, specie vivendo in ambienti segregati, dove i tassi di infezione sono molto alti (istituzioni, ospedali psichiatrici, campi profughi). Spesso, poi, versavano già da prima in precarie condizioni di salute o sono in età avanzata, ciò che richiede un maggiore accesso ai servizi sanitari, costringendoli quindi ad affrontare il rischio di luoghi pubblici affollati. Senza contare che sovente vivono in situazione di povertà o appartengono a gruppi già di per sé emarginati (donne e ragazze con disabilità, persone rom con disabilità, persone con disabilità di colore, rifugiati con disabilità), e tutto ciò aumenta decisamente il rischio di contrarre il virus».
Alla luce di quanto detto, il Forum ha inviato una lettera aperta a tutte le Istituzioni Europee, a firma del proprio presidente Yannis Vardakastanis, chiedendo in primo luogo «di includere le persone con disabilità e le organizzazioni che le rappresentative nella pianificazione delle strategie di vaccinazione», fornendo loro, così come alla loro rete di sostegno «un accesso prioritario a vaccinazioni sicure, affidabili e gratuite, quando saranno disponibili».
«Particolare attenzione – si scrive inoltre nella lettera – dovrà essere prestata per garantire che i siti in cui verranno erogate le vaccinazioni siano accessibili e che tutte le campagne di siano inclusive e pure accessibili alle persone con disabilità». E ancora, «tutti i sistemi di informazione elettronica relativi alle vaccinazioni dovranno raccogliere dati disaggregati per età, sesso e disabilità, e anche i servizi basati sul web dovranno essere pienamente accessibili, garantendo il rispetto della privacy e la riservatezza delle informazioni relative alla salute».
E da ultimo, ma non ultimo, «le organizzazioni di persone con disabilità dovranno disporre di risorse adeguate per diventare partner nell’introduzione di campagne di informazione, ad esempio raggiungendo le persone appartenenti ai gruppi più emarginato e garantendo che i vari messaggi diffusi siano chiari, inclusivi e accessibili».
Fonte: Superando.it
31/10/2020