La sindrome di Asperger deve il suo nome a un pediatra/psichiatra austriaco e può essere definita una “condizione di autismo a più alto funzionamento”, perché chi ne è interessato ha buone (e a volte ottime) capacità intellettive, raggiunge un soddisfacente livello di autonomia e, nella maggior parte dei casi, utilizza il linguaggio in modo appropriato
Bambini e sindrome di Asperger
1. Che cos’è la sindrome di Asperger
“La sindrome di Asperger deve il suo nome a un pediatra/psichiatra austriaco e può essere definita una condizione di autismo a più alto funzionamento” spiega Leonardo Zoccante, neuropsichiatra infantile dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. “Chi ne è interessato, infatti, ha buone (e a volte ottime) capacità intellettive, raggiunge un soddisfacente livello di autonomia e, nella maggior parte dei casi, utilizza il linguaggio in modo sufficientemente appropriato”.
Anche se il termine sindrome può essere fuorviante non si tratta di una malattia, né di una disabilità o di un handicap. “L’espressione più corretta da utilizzare è condizione di neurodiversità” ha spiegato a nostrofiglio.it lo psicologo Giovanni Magoni, cofondatore dell’associazione CulturAutismo onlus. Precisando: “Neurotipiche sono le persone che condividono lo stesso modo di organizzare il pensiero, mentre neurodiverse sono le persone che hanno un modo di pensare differente. Il che certo non significa inferiore”.
2. Le manifestazioni della sindrome di Asperger
Come in generale per i disturbi dello spettro autistico, anche la sindrome di Asperger investe soprattutto gli ambiti della relazione sociale e della comunicazione: “Il bambino non riesce a comprendere i meccanismi di funzionamento sociale, e di conseguenza a manifestare naturalmente quei comportamenti che in genere consentono di entrare in un’armonica relazione con il mondo esterno” afferma Zoccali.
Dal punto di vista della comunicazione, invece, possono esserci difficoltà rispetto all’integrazione tra sfera verbale e non verbale. “Alcune persone possono parlare senza gesticolare, senza guardare negli occhi l’interlocutore o mostrando una scarsa modulazione delle espressioni del viso”, chiarisce Magoni. E ancora: spesso la comprensione del linguaggio è letterale (ironia e metafore possono essere molto difficili da cogliere) e può essere difficile la reciprocità linguistica, cioè la capacità di condurre una conversazione.
Altri aspetti molto caratteristici sono una certa rigidità del pensiero, giustificata anche dalla preferenza per situazioni e ambienti prevedibili, più facili da interpretare e gestire, e una tendenza a quelli che sono definiti interessi “ristretti”. In pratica, i bambini con la sindrome possono mostrare curiosità o interesse veramente accentuati solo per un determinato argomento, al quale si dedicano in modo esclusivo: esattamente quello che fa Greta Thunberg con le questioni climatiche.
Spesso, anche se non sempre, a questi aspetti si unisce quella che i medici definiscono “goffaggine motoria”, che si esprime con difficoltà a imparare a camminare, scarsa abilità nei giochi di movimento e nelle attività che richiedono l’uso delle mani, come prendere al volo il pallone.
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3. E’ più frequente nei maschi
La frequenza della sindrome non è ancora nota con certezza, ma si sa che è più frequente nei maschi. Va detto però che la sindrome è molto probabilmente sotto-diagnosticata nelle femmine, perché nelle bambini possono esserci manifestazioni differenti (tra le quali disturbi del comportamento alimentare) e perché molte di loro riescono a “camuffare” le difficoltà sociali, che magari emergono solo in adolescenza o in età adulta, quando le richieste sociali diventano più articolate.
4) Quando si può fare la diagnosi
“La diagnosi si può porre a partire dai 3-4 anni di età: spetta naturalmente al neuropsichiatria infantile formularla dopo attenta valutazione del caso” afferma Zoccale. Sottolineando che in alcuni casi può essere diagnosticata molto più tardi o addirittura mai.
Per i genitori può essere comunque utile sapere quali sono i segnali che si riscontrano più comunemente, non già per essere loro stessi a fare diagnosi, ma per poter eventualmente ricorrere il prima possibile all’aiuto dello specialista. Anche in questo caso, infatti, intervenire precocemente può servire a controllare meglio eventuali disagi provocati al bambino dalla sindrome.
5. I segnali più comuni della sindrome di Asperger
difficoltà di comunicazione: può succedere che il bambino con la sindrome di Asperger impari a parlare anche precocemente rispetto alla media dei coetanei (intorno ai 12-18 mesi), ma che con il passare del tempo sviluppi un linguaggio monotono e pedante, che rende difficile comunicare con lui;
difficoltà relazionali: difficoltà o incapacità nel rapportarsi con i coetanei con comportamenti appropriati e non respingenti;
limiti nella manifestazione dell’empatia. C’è un luogo comune secondo il quale le persone Asperger siano “fredde”, incapaci di provare empatia nei confronti degli altri. “In realtà – precisa Magoni – potebbero non esserci difficoltà con la cosiddetta empatia emotiva, ma con la sua manifestazione: un bambino Aspie probabilmente si accorge se la mamma è triste, ma potrebbe non comportarsi come farebbe nella stessa situazione un bambino neurotipico. Per esempio non è detto che vada ad abbracciarla per consolarla”;
particolari sensibilità sensoriali;
assenza o riduzione della mimica facciale.
6. Lo sviluppo dell’intellettivo del bambino Aspie
Lo sviluppo intellettivo è normale, anche se è inusuale il frequente concentrarsi su una sola attività o argomento (per esempio, i numeri). Va detto però che questo può rappresentare anche un punto di forza per le persone Asperger, che spesso dichiarano di essere riuscite a raggiungere determinati risultati proprio grazie al loro interesse “monotematico” e alla perseveranza nel perseguire i propri obiettivi.
A volte il bambino con la sindrome può mostrare grande perplessità di fronte ai comportamenti che i coetanei e le persone assumono in risposta ai suoi atteggiamenti “bizzarri”: a lui che non padroneggia i normali codici di comunicazione, infatti, queste reazioni appaiono alquanto strane.
7. A volte ritardi nelle abilità motorie
La sindrome di Asperger può associarsi a un modo maldestro di muoversi. Più in particolare – chiarisce Zoccante – possono esserci difficoltà ad imparare ad andare in bicicletta, a salire e scendere le scale, a usare uno scivolo o un’altalena, a rimanere in equilibrio sul cavallo a dondolo.
Questi ritardi nell’acquisizione delle abilità motorie non sono però indispensabili per autorizzare la diagnosi, visto che non tutti i bambini con la sindrome li presentano.
8. Le cause non sono ancora certe. Solo ipotesi
Per quanto riguarda le cause, esattamente come per l’autismo non c’è ancora nulla di sicuro.
L’ipotesi è che sia influenzata dall’azione sinergica di più geni che, una volta alterati, predispogono alla sindrome, mentre altri fattori di tipo ambientale la scatenano. Secondo lo psicologo clinico Tony Attwood, studioso della sindrome da numerosi anni, potrebbe favorire il disturbo l’età avanzata della madre o/e del padre.
9. Gli interventi e il training dei genitori
Trattandosi di una condizione di neurodiversità e non di una malattia, non ci sono “cure” intese in senso classico che possano risolvere la sindrome, trasformando radicalmente il diverso modo di pensare degli Asperger.
Si può tuttavia intervenire con interventi di tipo cognitivo-comportamentale o educativo per limitare eventuali disagi provocati al bambino dalla sua diversità. Per esempio, si possono insegnare abilità sociali o di relazioni con i pari e migliorare gli aspetti comunicativi.
Certo, i bambini e le loro famiglie possono vivere la sindrome con sensazioni di frustrazione e fallimento: “In questi casi una buona soluzione è rappresentata dagli interventi di “parent-training”, mirati a insegnare ai genitori quali comportamenti e quali strategie possono migliorare il rapporto con il bambino e la relazione tra il bambino e il mondo esterno” afferma Zoccante.
Fonte: Nostro Figlio
20/02/2021