PESCARA. Una rampa di scale che sbarra la strada ai disabili. Succede al distretto sanitario di via Rieti. Torna a denunciare la mancata accessibilità del distretto Asl il presidente dell’associazione Carrozzine Determinate Claudio Ferrante, che chiede l’intervento del sindaco di Pescara Carlo Masci, del direttore generale Asl Vincenzo Ciamponi e dell’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì. Ferrante racconta un episodio che lo ha riguardato in prima persona, risalente ai giorni scorsi, quando ha raggiunto la Asl di via Rieti per effettuare una visita fisiatrica. «Ho raggiunto il distretto di via Rieti con la mia carrozzina. Nell’atrio c’è una rampa di scale con un montascale non sempre funzionante. Per azionarlo, occorre suonare un citofono e aspettare che arrivi qualcuno», spiega. «Ho suonato ripetutamente, ma non è successo nulla. Sono rimasto nell’atrio, parcheggiato. Naturalmente le persone mi sono passate davanti, con il rischio di contrarre infezione in un periodo così delicato. Dopo aver suonato numerose volte, ho iniziato a urlare per chiedere aiuto. Una signora si è preoccupata di andare ai piani superiori, per cercare il personale addetto». Due infermiere lo hanno, così, raggiunto. «Dopo numerosi tentativi di attivare l’attrezzo, riesco finalmente a salire. Anche loro erano senza parole e mortificate. Mi è stato riferito che questi episodi si sono verificati spesso», aggiunge. «Mi rendo conto che è sempre difficile far capire come si stia dopo essersi sentiti umiliati e lesi nella dignità di esseri umani. Non è la malattia che crea imbarazzo, lo è il dover chiedere aiuto. È la perdita della propria autonomia e della propria libertà a creare disagio, le persone con disabilità hanno diritto, come tutti, di raggiungere gli ambulatori in maniera autonoma, senza suonare campanelli, senza sostare nell’atrio sotto sguardi indiscreti». Il presidente dell’associazione Carrozzine Determinate lancia un appello al sindaco, al direttore generale della Asl e all’assessore regionale alla sanità, perché «pongano fine a una vergognosa discriminazione. Dopo 35 anni dalla legge 41/86, ci troviamo ancora in questa condizione. Vorremmo che la nostra denuncia facesse capire, al di là delle leggi e dei regolamenti, cosa comporti vivere simili discriminazioni per una persona con grave disabilità. Ci troviamo davanti», conclude Ferrante, «al fallimento della civiltà. Aspettiamo fatti concreti».
di Rosa Anna Buonomo
Fonte: ilcentro.it
05/03/2021