Nella Giornata della memoria, che vuole commemorare le vittime del nazismo e del fascismo, non possiamo non rammentare Aktion T4, l’inumano progetto di eutanasia di massa delle persone con disabilità realizzato dal regime nazista, che durante il Terzo Reich provocò la morte di almeno 70.000 cittadini disabili in Germania, oltre alla sterilizzazione forzata.
Non solo Ebrei, omosessuali, Rom, infatti, nella follia nazista: Hitler vide nelle persone con disabilità (adulti ma anche bambini) vite indegne di essere vissute – l’esempio di quell’errore che andava sradicato dal genere umano per arrivare alla razza perfetta.
La pazzia e la disumanità di tali pensieri affondavano le radici in alcune teorie eugenetiche e di difesa della razza che diventarono pratica in un piano di follia volta a eliminare le imperfezioni e depurare la razza.
Tali teorie vennero incrociate con una propaganda che secondo un piano ben progettato faceva i conti e dipingeva le persone malate e con disabilità come costi inutili per il regime e i suoi cittadini tutti: zavorre di cui il Paese, in guerra, avrebbe dovuto sbarazzarsi.
Fu questo il contesto nel quale i nazisti concretizzarono il subumano piano di eliminazione di chi era ritenuto imperfetto e un peso per la società, ma anche di chi avrebbe potuto esserlo, ovvero nascere con disabilità.
Nel delinearsi del piano di eliminazione delle persone con disabilità, si iniziò con la sterilizzazione forzata di chi fosse ritenuto portatore di malattie ereditarie: malati mentali, epilettici, ciechi, sordi, persone con deformità fisiche furono quindi oggetto di una sterilizzazione imposta che riguardò oltre 300.000 persone. Tale atrocità era prevista dalla “Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie” fatta approvare dal regime.
Ma questo non bastava, e si iniziò a progettare la loro eliminazione: è qui che inizia il programma T4, a partire dai bambini con disabilità e menomazioni, che dal 1939 furono vittime di soppressioni organizzate e compiute sistematicamente all’interno di ospedali e da parte di medici in una campagna segreta.
Il regime proseguì poi con un programma di eutanasia per adulti in parallelo a quello per l’eliminazione di neonati e bambini tedeschi. Vittime furono persone che erano ricoverate in ospedali pubblici e privati, istituiti psichiatrici e per malati cronici e anziani segnalati come portatori di gravi disturbi neurologici o psichiatrici come la schizofrenia o il disturbo bipolare maniaco-depressivo; persone che erano state incarcerate in un istituto psichiatrico come pazzi o che, incapaci di intendere, avevano commesso un crimine; persone di “sangue non tedesco”; e, infine, le persone che erano state in quell’istituto per più di cinque anni. Individuate attraverso dei questionari inoltrati a medici, queste persone vennero gasate, e i loro corpi cremati, non prima che da loro fossero stati estratti eventuali denti d’oro.
Quello che resta a noi, oggi, è un monito e un dovere. Un monito a non abbassare la guardia, a non lasciare passare anche la più piccola fiammella di discriminazione, di intolleranza, di rifiuto di chi è diverso. E un dovere: quello di ricordare e di raccontare. Solo così avremo fatto la nostra parte.
Fonte: Disabili.com
27/01/2021