Al via il primo studio in Italia sul rapporto tra autismo e cibo

Al via il primo studio in Italia sul rapporto tra autismo e cibo

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PESCHIERA. La ricerca punta a migliorare la qualità della vita di chi soffre. Un padre racconta: «Con la dieta mio figlio è molto meno agitato»
«Da quando mio figlio sedicenne autistico segue una dieta specifica e mangia bio, è meno agitato, dorme di più e le relazioni sono migliorate». Le parole del padre dell’adolescente, residente nel Veronese, hanno rappresentato ieri la testimonianza chiave durante la presentazione della ricerca scientifica sui disturbi dello spettro autistico, promosso dal dipartimento di Neurologia Giampietro Zanette della clinica Pederzoli di Peschiera e da una serie di altri enti e associazioni private, impegnate in un progetto di solidarietà per sostenere chi soffre di questo disturbo oltre che le loro famiglie. Lo studio inizierà il 28 aprile e coinvolgerà 250 persone tra bambini e ragazzi affetti da autismo e loro familiari, selezionati tra gli aderenti alle associazioni Abal di Verona e Luna di Brescia.

«Molti genitori non ammettono che c’è un problema nel loro figlio», ha continuato il padre «e non trovano nei pediatri un supporto adeguato alla conoscenza dei disturbi di questa malattia. E, spesso, non sanno quali sono i segnali dell’autismo». Una situazione difficile, quindi, alla quale tenterà di dare una risposta la ricerca. Dall’intestino al cervello, infatti, il passo è breve. E se sta bene il primo, tenendosi alla larga da squilibri, batteri cattivi o infiammazioni, anche il secondo può funzionare meglio e indicare al corpo comandi adeguati sia alle situazioni che alle relazioni. Indagine È quanto sta indagando la medicina per i disturbi dello spettro autistico, di origine genetica nel 15 per cento dei casi e in tutti gli altri riconducibili in parte a varie concause e molteplici fattori, da quelli ambientali legati all’inquinamento alle infezioni in tenera età o alle disfunzioni intestinali croniche. Quel che è certo per esperienza diretta, come ha spiegato il papà dell’adolescente autistico, è che l’esclusione di determinati cibi e il consumo di prodotti biologici può produrre benefici evidenti. Perché se dall’autismo non si guarisce, una strada di speranza c’è e la indica a Peschiera del Garda il neuropsichiatra infantile Maurizio Brighenti, fondatore a Verona del Centro per l’autismo e per 20 anni direttore del Dipartimento di neuropsichiatria infantile all’Ulss Scaligera: «Si possono seguire terapie e mettere in atto comportamenti, magari in modo precoce, in grado di abbassare le manifestazioni cliniche dell’autismo e garantire una migliore qualità della vita anche alle famiglie di chi soffre di questo disturbo». Benefici Le evoluzioni positive in approccio, analisi e cura di questi disturbi del sistema neuro-cognitivo ci sono, garantisce il dottor Brighenti. Una buona notizia, se si pensa che negli ultimi decenni i casi si sono moltiplicati a un ritmo vertiginoso: dagli anni Settanta a oggi, si è passati da una prevalenza da uno su 10mila bambini a uno su 59. Durante la ricerca, verranno eseguiti due prelievi di sangue, a distanza di un mese, in 67 pazienti dai due ai 25 anni circa in cui la metà ha meno di 18 anni. Un solo prelievo sarà eseguito su genitori e fratelli. Poi i dati saranno analizzati dall’Università di Ferrara, dipartimento di medicina traslazionale e genetica. «Lo studio durerà un anno e intende individuare, nei soggetti affetti da autismo, alcune tipologie di citochine pro-infiammatorie che dall’intestino raggiungono il tessuto cerebrale», spiega Brighenti, «sia per capire la loro incidenza nelle neuro infiammazioni e sulla manifestazione di sintomi specifici che per individuare la possibilità di nuove cure». Prima ricerca Si tratta della prima ricerca di questo tipo in Italia, costa 55mila euro ed è stata presentata alla Pederzoli dal direttore sanitario della clinica Gianluca Gianfilippi, da Brighenti e dal direttore del Dipartimento di Neurologia Giampietro Zanette. La ricerca è infatti promossa dal reparto di Zanette e dal Laboratorio analisi dell’ospedale insieme a Gisa-Gruppo italiano studi autismo, alle associazioni Abal e Luna, ai professori Donato Gemmati e Veronica Tisato dell’ateneo di Ferrara. «Queste ricerche sono importanti, non solo per i ragazzi ma anche per noi familiari», avverte il presidente di Abal, Nicola Marcolini. Il progetto è sostenuto dal Rotary club di Peschiera e del Garda, dagli altri club veronesi e dal Distretto 2060, che hanno coperto parte della spesa, nonché dalla Fondazione Bassi-Tessari di Peschiera.

«Si tratta di un progetto ambizioso», conclude Gianfilippi, «cui la Clinica ha aderito con entusiasmo».

Fonte: L’Arena

20/04/2022