Bambini e ragazzi con disabilità ai centri estivi: 5 cose da sapere

Bambini e ragazzi con disabilità ai centri estivi: 5 cose da sapere

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La legge garantisce il pieno diritto alla partecipazione ai centri estivi a tutti i bambini e ragazzi, con e senza disabilità. Quello che devono sapere le famiglie per far rispettare i loro diritti

Con la fine dell’anno scolastico per le vacanze estive, iniziano per molti bambini e ragazzi le settimane ai centri estivi, che animano le mattine e i pomeriggi estivi di tante città e paesi. E come ogni anno, segnala LEDHA, arrivano puntuali al Centro Antidiscriminazione dell’associazione episodi di esclusione di bambini o ragazzi con disabilità dai centri estivi. Segnalazioni alle quali, segnala LEDHA, spesso non seguono denunce vere e proprie, perché molte famiglie rinunciano a far valere i propri diritti.

Centri estivi in caso di disabilità: diritto alla partecipazione
E’ quindi fondamentale ribadire che tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze con disabilità hanno diritto a partecipare ai centri estivi su base di eguaglianza con gli altri, come previsto dall’articolo 30 della Convenzione delle nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dallo Stato italiano con la Legge 18/2009.

Allo scopo di rendere le famiglie più consapevoli dei loro diritti, ribadiamo alcuni principi fondamentali, raccolti nella scheda legale: “I centri estivi e il divieto di discriminazione dei bambini e ragazzi con disabilità” a cura del Centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità

1.      Non si può negare l’iscrizione causa della disabilità
Nel caso di bisogni di sostegno più intensi, non è lecito da parte degli organizzatori del centro estivo rifiutare l’iscrizione o limitare la frequenza dichiarandosi “non in grado” di garantire l’assistenza. Al contrario, è dovere dell’ente adottare accomodamenti ragionevoli e misure appropriate per assicurare l’accesso paritario, senza discriminazioni, assicurando che nessun minore venga escluso o limitato nella partecipazione, qualunque sia la motivazione.
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Va inoltre ricordato che la sola presenza di una disabilità non implica automaticamente la necessità di assistenza: la valutazione deve essere fatta caso per caso, in relazione alle reali caratteristiche e necessità del bambino o ragazzo.

2.      Il rifiuto è discriminazione
Ribadisce LEDHA che se non viene accettata l’iscrizione di un bambino o di una bambina, di un ragazzo o una ragazza con disabilità – o subordinarla alla presenza di assistenza educativa dedicata – per inidoneità degli spazi o del personale e/o per rispondere alle esigenze connesse alla disabilità, o, più genericamente, motivi di sicurezza, si è di fronte ad una discriminazione sanzionabile ai sensi della legge n. 67 del 2006, dal momento che la causa di esclusione è la disabilità.

3.      Chi deve assicurare le condizioni di partecipazione

Stante questo diritto, sono che gli enti gestori dei centri estivi a dover mettere in campo i necessari interventi per garantire ai minori con disabilità l’assistenza di supporto necessaria: non è quindi compito della famiglia occuparsi di ciò.

4.      Non possono essere chiesti costi extra alle famiglie
LEDHA ricorda che a volte gli enti gestori dei centri estivi chiedono alle famiglie di bambini e bambine con disabilità un contributo extra oltre alla retta di iscrizione, una compartecipazione o, nei casi più gravi, di farsi interamente carico del costo dell’assistenza di supporto di cui necessitano. Anche in questo caso, qualsiasi costo aggiuntivo imputabile alla disabilità è discriminatorio, e, come tale, sanzionabile si sensi della legge n. 67 del 2006.

5.      Chi è responsabile del servizio
In questo quadro, i Comuni hanno un ruolo cruciale: in un’ottica di presa in carico globale, devono sostenere la famiglia, predisporre il Progetto Individuale (ai sensi dell’art. 14 della legge 328/2000) e coinvolgere le realtà necessarie alla sua attuazione. Tuttavia, è l’ente gestore del centro estivo a rispondere direttamente della qualità del servizio e dell’eventuale discriminazione, che può configurare una violazione della Legge 67/2006, come evidenziato poco fa.

Perché le famiglie rinunciano a questo diritto
Al Centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità arrivano ogni estate segnalazioni di esclusioni, iscrizioni rifiutate o mancata attivazione del servizio di assistenza. “Tuttavia – sottolinea Laura Abet, coordinatrice del centro- i casi ufficiali sono pochi, troppo pochi rispetto alla diffusione del fenomeno La sensazione, purtroppo confermata sul campo, è che molte famiglie rinunciano a far valere i propri diritti, perché già gravate da una gestione complessa, faticosa e spesso solitaria della disabilità”.

Inoltre, quando le legali del Centro antidiscriminazione segnalano alle famiglie che la responsabilità ricade sull’ente gestore, alcune decidono di desistere“Entrare in conflitto con chi dovrebbe offrire un servizio educativo e di sollievo può sembrare un ulteriore peso da sostenere. E così, i diritti restano sulla carta”, sottolinea Abet.

Fonte: disabili.com

10/07/2025

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