Trovare le parole giuste, lasciare spazio alle domande e interrogarsi sinceramente su come effettivamente la pensiamo noi: i consigli della psicologa Roberta Speziale che collabora con l’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale.
Tra le scoperte dei primi anni di vita, di quelle che si possono fare ai giardinetti o ai pranzi di famiglia, c’è quello della diversità. E può succedere che nostro figlio, presto o tardi, entri in contatto con la disabilità: un compagno di scuola o di gioco, ma anche la malattia di un parente più o meno vicino. Come affrontare allora un tema così delicato con i bambini? Abbiamo chiesto consiglio alla dott.ssa Roberta Speziale, psicologa che collabora con Anffas Onlus, l’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale.
LA DISABILITA’ SPIEGATA AI BAMBINI: VIVA LE DOMANDE.
“Il primo consiglio che mi sento di dare può sembrare semplice, ma è sempre il più utile: parlatene. La disabilità non è un tabù, non è qualcosa di vergognoso davanti a cui cambiare discorso” spiega l’esperta.
Soprattutto con i più piccoli, è importante farlo usando un linguaggio comprensibile, che non spaventi o renda ancor più distante il tema: “L’ideale parlarne con naturalezza a partire dalle loro domande. Date spazio alle loro curiosità e passate il messaggio che va bene notare la disabilità e chiedersi il perché. Ricordatevi che un bambino chiede una cosa solo quando si sente pronto per capirla”.
DISABILITA’ E BAMBINI: LE PAROLE GIUSTE.
Nel parlare di disabilità poi è importante usare e insegnare ad usare una terminologia rispettosa, che non trasmetta stigma o disprezzo anche involontariamente: “Va bene usare la parola disabilità, disabilità intellettiva, disabilità sensoriale. Meglio evitare termini come ritardato o handicappato che possono urtare la sensibilità della persona con disabilità e della sua famiglia, e trasmettere un’immagine negativa della disabilità. Allo stesso tempo anche usare pietismo e commiserazione non aiuta il bambino a vedere la persona disabile come essere umano in tutta la sua dignità”.
DISABILITA’ E BAMBINI: NON NASCONDERE LA DIVERSITA’.
I bambini sono piccoli, ma molto acuti. Si accorgono benissimo se qualche compagno fa più fatica di lui nei movimenti, o si comporta in modo “insolito”. Ma non per questo giudicano, semplicemente si interrogano sul perché: “Da parte di genitori e insegnanti deve esserci grande sincerità nell’affrontare il tema e non bisogna negare l’evidenza dicendo che quel bambino è uguale a loro. Ha gli stessi diritti certo, ma è diverso. Vi accorgerete della spiazzante semplicità con cui i bambini sono in grado di capire e accettare le diversità”. In fondo, un compagno con disabilità è diverso da loro, almeno tanto quanto ogni altro loro compagno.
DISABILITA’ IN CLASSE.
A scuola, primo luogo di socialità e di definizione di sé, è importante “separare la condizione di disabilità dalla persona. Una persona non è la sua disabilità, ma ha tante altre caratteristiche, alcune simili alle nostre, altre differenti. Ed è importante accettarle tutte. Questo atteggiamento è l’arma migliore per prevenire ogni forma di bullismo”. Nelle dinamiche di gruppo poi bisogna far concentrare la classe “sulle risorse e sulle somiglianze, aiutando i bambini ad entrare in empatia e spingendoli a ricercare il significato, l’emozione, lo stato d’animo che possono sottostare ad un determinato comportamento inizialmente difficile da comprendere”.
DISABILITA’: SPIEGHIAMOLA CON DEI GIOCHI.
Il gioco è una grande forma di inclusione, soprattutto se porta i bambini a collaborare tra loro: “Una piccola attività da proporre in gruppo per far familiarizzare i bambini, a casa o a scuola, con la disabilità può essere quella del role-play. È possibile far sperimentare ai bambini differenti tipologie di disabilità in prima persona: ad esempio, facendoli muovere su una sedia a rotelle, oppure realizzando un gioco in cui è necessario comprendere cosa dice un’altra persona leggendo soltanto il labiale, chiedendo di rispondere a delle domande scritte in un linguaggio molto difficile o in una lingua straniera per far familiarizzare con le difficoltà relative all’apprendimento, o ancora invitandoli a far comprendere ad un gruppo il significato di una frase come “sono nervoso perché ho mal di stomaco” senza usare il linguaggio parlato”.
Questo può aiutare i bambini a mettersi nei panni degli altri e ad entrare in maggiore empatia con gli stati d’animo e le difficoltà che chi ha una disabilità può incontrare tutti i giorni.
LIBRI PER BAMBINI SULLA DISABILITA’.
A casa o in classe è bello anche leggere tutti insieme alcune favole sulla disabilità. La dott.ssa Speziale propone:
◦“L’avventura di Oliver in piazza” e “L’avventura di Oliver tra i ricordi”, entrambi scritti dalla Pedagogista Gabriella Fredduselli ed editi da Erickson Live. “Sono favole scritte anche nella versione facile da leggere accessibile anche ai bambini con disabilità intellettiva che affrontano il tema della diversità e si prestano ad essere utilizzati anche in classe”.
◦”Compagni di diritti – la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità spiegata ai bambini delle scuole primarie” a cura di Lorenzo Fronte, edito da Erickson Live, che può essere utilizzato per svolgere un percorso in classe, contenendo anche stimoli per attività da far fare ai bambini
◦Il fumetto a questo link che parla appunto di diversità
◦La pubblicazione “Parliamo di abilità” a cura di Unicef, “utile per i bambini e ragazzi un po’ più grandi”
◦”Questo elenco, suddiviso per fasce d’età, suggerisce diverse letture, lo trovo molto utile”
◦Sul tema film, a questo link si possono trovare cartoni animati classici, con una chiave di lettura sul tema della diversità.
DISABILITA’ E BAMBINI: COSA PENSIAMO NOI?
L’ultima ma fondamentale sottolineatura è rivolta a genitori, insegnanti, educatori: “Chiediamoci come ci approcciamo, noi per primi, alla disabilità? L’urgenza di affrontare il tema con i bambini è un’ottima occasione per misurarsi con la propria visione, spesso superficiale. Ricordiamoci che i bambini apprendono molto dal nostro comportamento, che funge da modello. Il modo in cui ci comportiamo di fronte alle disabilità, le conversazioni che facciamo in loro presenza – anche quando non ci rivolgiamo direttamente a loro – contano più di qualsiasi spiegazione. La nostra associazione è sempre disponibile per dare tutte le informazioni di cui le persone necessitano: il sito è anffas.net, telefono 06.361 15 24 ”.
di Zelia Pastore
Fonte:Nostro Figlio.it
09/11/2019