Escludere i minori con disabilità dai centri estivi è discriminazione

Escludere i minori con disabilità dai centri estivi è discriminazione

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«Le famiglie devono essere consapevoli – ricorda Laura Abet del Centro Antidiscriminazione della Federazione lombarda LEDHA – che vietare a priori l’iscrizione ai centri estivi a bambini e ragazzi con disabilità, chiedere importi aggiuntivi o proporre giorni e ore in numero inferiore è discriminazione e si può agire legalmente. Tutti i centri estivi, infatti, gestiti da enti pubblici o da soggetti privati, devono garantire l’accesso ai minori con disabilità a parità di condizioni, organizzandosi per tempo, al fine di garantire i servizi necessari senza richiedere oneri aggiuntivi».

Da qualche giorno si è concluso l’anno scolastico e per decine di migliaia di bambini e ragazzi in tutta la Lombardia si sono aperte le porte dei centri estivi, luoghi che offrono importanti occasioni di socializzazione, divertimento e svago, oltre che un servizio necessario all’organizzazione del lavoro familiare. «Per questi motivi deve essere garantito a tutti i bambini e i ragazzi con disabilità il diritto a frequentarli in condizioni di uguaglianza con gli altri», commenta Laura Abet, responsabile del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità (componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

«Già da alcuni anni – sottolineano del resto dalla LEDHA – denunciamo le difficoltà che i genitori di bambini e ragazzi con disabilità incontrano per garantire ai propri figli la frequenza dei centri estivi: l’iscrizione viene vietata a priori oppure viene chiesto alle famiglie di pagare importi aggiuntivi rispetto alla retta per coprire il costo di un educatore dedicato. O ancora, si offre la possibilità di frequentare il centro estivo a parità di costo, ma per un numero di ore o di giorni inferiore».
«È importante – ricorda in tal senso Abet – che le famiglie siano consapevoli che tutte queste situazioni si configurano come discriminazioni ai danni dei bambini e dei ragazzi con disabilità ed è quindi possibile agire legalmente. Tutti i centri estivi, infatti, che siano gestiti da enti pubblici o da soggetti privati, devono garantire l’accesso ai minori con disabilità a parità di condizioni. Ed è loro responsabilità organizzarsi per tempo, al fine di garantire tutti i servizi necessari senza richiedere il pagamento di oneri aggiuntivi».

Rispetto al passato, tuttavia, ci sono stati alcuni cambiamenti positivi che vengono evidenziati dalla LEDHA: «La prima e più importante novità riguarda quei Comuni che, consapevoli delle fragilità e dei bisogni delle famiglie, mettono a disposizione dei “pacchetti” di ore dedicati all’assistenza per i bambini e ragazzi con disabilità che frequentano i centri estivi gestiti dall’ente».
«L’impegno dei Comuni in questo senso – commenta Abet – e lo sforzo di trovare un accomodamento ragionevole sono apprezzabili. Dobbiamo però far notare che si tratta di una soluzione con delle criticità. Questi “pacchetti”, infatti prevedono a priori un certo numero di ore che non necessariamente tengono conto delle esigenze del bambino o del ragazzo: le valutazioni, invece, devono essere fatte sempre caso per caso».
Un ulteriore segnale positivo ricordato dalla LEDHA è arrivato nelle scorse settimane anche dalla Consulta O tutti o nessuno della Diocesi di Milano e dalla FOM (Fondazione Oratori Milanesi), che con molto anticipo rispetto all’apertura dei centri estivi, hanno inviato a tutti gli oratori diocesani una comunicazione con l’invito ad accogliere i bambini e i ragazzi con disabilità.
«A febbraio – spiega don Mauro Santoro, referente della Consulta – abbiamo proposto un incontro online in cui abbiamo presentato una serie di attenzioni di carattere organizzativo e formativo perché gli oratori feriali siano realmente in grado di accogliere tutti e abbiamo anche consigliato ai sacerdoti delle parrocchie di avviare le pre-iscrizioni in anticipo, in modo da contattare le famiglie e insieme a loro capire e comprendere per tempo come poter organizzare al meglio le attività perché la proposta estiva risulti realmente per ogni bambino e ragazzo un’esperienza di benessere personale e di senso di appartenenza ad una comunità».

Fonte: Superando.it

14/06/2024