Porte aperte all’inclusione sociale delle persone con disturbi del neurosviluppo che, con il giusto sostegno, possono raggiungere grandi traguardi. Così il 28 marzo Anffas Onlus rinnova in tutta Italia il suo appuntamento dedicato al tema.
UNA “voce che conta” quella delle persone con disabilità intellettiva e con disturbi del neurosviluppo. Ed è proprio “La mia voce conta” lo slogan della dodicesima Giornata nazionale della disabilità intellettiva e/o relazionale, in programma il 28 marzo, dedicata a questi pazienti spesso dimenticati. Un appuntamento durante il quale Anffas onlus (Associazione nazionale delle famiglie di persone con disabilità intelletiva e/o relazionale) apre le porte delle sue oltre mille strutture associative alla comunità per sensibilizzare la popolazione sui temi delle pari opportunità e della non discriminazione delle persone con queste difficoltà. Saranno proprio loro, insieme ai familiari, ai volontari e agli associati Anffas ad accogliere i cittadini, e a diffondere la cultura dell’inclusione sociale.
“Uno degli obiettivi dell’open day Anffas è proprio quello di sensibilizzare la comunità sul tema dei disturbi del neurosviluppo e delle disabilità intellettive, invitando i cittadini a conoscere queste persone, per fronteggiare la discriminazione e la solitudine che molto spesso le accompagna. Motivo per cui vogliamo anche portare l’attenzione sulla necessità di garantire concretamente i diritti sanciti ormai da più di 10 anni nella Convenzione delle Nazioni Unite per le persone con disabilità. Diritti come l’inclusione sociale e quella scolastica, che in Italia, benché sanciti su carta, non sono ancora del tutto garantiti: basti pensare ad esempio all’assenza in molte realtà, a partire da quelle scolastiche, dei progetti individuali previsti per le persone con disabilità intellettive”, spiega Roberta Speziale, psicologa e psicoterapeuta, responsabile dell’Area relazioni istituzionali, Advocacy e Comunicazione di Anffas Nazionale. Sono numerose le iniziative in programma per l’open day Anffas, come convegni, spettacoli, proiezioni cinematografiche, attività laboratoriali, nelle numerose città italiane, come Pescara, Reggio Calabria, Roma, Napoli, Udine, Venezia, Verona, Trieste, Milano, Varese, Mantova, Pavia, Macerata, Catania, Palermo, Pisa, Livorno, Terni (per maggiori informazioni consultare il sito Anffas onlus).
Cosa sono le disabilità intellettive
I disturbi del neurosviluppo si manifestano nei primi anni di vita di un bambino, con difficoltà che a seconda dell’individuo, possono interessare la sfera intellettiva o le competenze adattive, l’insieme di abilità sociali, concettuali e pratiche che le persone imparano per vivere nella società. “Si stima che in Italia le disabilità intellettive interessino circa 1 milione di persone, sebbene non essendoci dati sul range di età che va da 0 a 6 anni, il numero potrebbe ampiamente essere sottostimato. In alcuni casi – continua Speziale – la causa è la genetica, come per la sindrome di Down e la sindrome dell’X fragile, in altri casi invece la causa è la concomitanza di fattori genetici e ambientali che possono interferire con lo sviluppo cerebrale del feto, prima della nascita, o del neonato, dopo il parto. Ogni persona con un disturbo del neurosviluppo è diversa da un’altra non soltanto per il tipo di deficit che ha, in base appunto alle cause e alla regione cerebrale coinvolta, ma anche per la differente entità che il disturbo comporta e per le diverse opportunità ed esperienze che si trova ad affrontare nel corso della vita, in particolare nei primissimi mesi ed anni”.
Nei casi di disabilità intellettive si possono avere difficoltà nel ragionamento e nell’apprendimento, anche a scuola, “con la necessità nella maggior parte dei casi di avere un sostegno e un progetto educativo personalizzato. In altri casi invece possono essere interessate la sfera della comunicazione, delle interazioni sociali o del comportamento, come nel caso dei disturbi dello spettro autistico, o la vita quotidiana in generale: spesso questi bambini o ragazzi hanno bisogno di sostegno nell’ambito degli apprendimenti, anche scolastici, ma anche a mantenere l’attenzione nell’attività che stanno svolgendo, come nel caso dell’iperattività, a comunicare con gli altri, a relazionarsi in autonomia nella vita sociale e lavorativa una volta adulti”, aggiunge la psicologa.
Fonte: Repubblica.it
28/03/2020