L’app Immuni parte in Abruzzo Sul test ora c’è l’ok del garante

L’app Immuni parte in Abruzzo Sul test ora c’è l’ok del garante

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ROMA. Dopo settimane di dibattito e ritardi, al via il test sull’app Immuni che riceve anche il via libera del Garante per la Privacy. Sarà sperimentata in Abruzzo, Puglia, Marche e Liguria dall’8 giugno ed è scaricabile sui negozi digitali di Apple e Google. Ci vorrà poi qualche altro giorno affinché l’applicazione possa essere operativa per tutti a livello nazionale. Mentre incombe una minaccia informatica: una mail che promette di far scaricare un file chiamato Immuni in realtà cripta i dati del telefono e chiede un riscatto.
«Si tratta di un innovativo supporto tecnologico che si affianca alle iniziative già messe in campo dal Governo per limitare la diffusione del virus Covid-19. È stato sviluppato nel rispetto della normativa italiana e di quella europea sulla tutela della privacy», spiegano in una nota congiunta i ministeri Salute, Innovazione e la presidenza del Consiglio. Tutte le informazioni utili sul funzionamento del sistema sono disponibili sul sito immuni.italia.it. L’applicazione, viene sottolineato, non è direttamente scaricabile via email o sms.
«Sulla base della valutazione d’impatto trasmessa dal ministero della Salute – spiega il Garante – il trattamento di dati personali nell’ambito del Sistema può essere considerato proporzionato». Tuttavia, l’Autorità indica «una serie di misure volte a rafforzare la sicurezza dei dati delle persone che scaricheranno la app, che potranno essere adottate nell’ambito della sperimentazione». «Si parte con un test che durerà alcuni giorni quindi dalla prossima settimana o da quella immediatamente successiva, verrà poi esteso a tutti», dice il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri specificando che l’app «si inserisce in un sistema di tracciamento dei positivi che però vede un ruolo essenziale del medico competente».
Secondo fonti sanitarie pugliesi, almeno il 10% della popolazione dovrà scaricare l’applicazione per poter avere dei risultati. Immuni è volontaria e basata sul bluetooth. Una volta installata basterà inserire pochi dati, come il proprio Comune di residenza, e il sistema funzionerà in automatico: saranno gli smartphone sui quali è presente – quando si troveranno a una distanza inferiore a un metro – a scambiarsi dei codici generati automaticamente e in maniera anonima così da poter risalire a chi è a rischio nel caso qualcuno risulti poi contagiato. Quando le strutture sanitarie e le Asl riscontrano un nuovo caso positivo, dietro consenso del soggetto stesso gli operatori sanitari inseriscono un codice nel sistema. A questo punto il sistema invia la notifica agli utenti con i quali il caso positivo è stato a stretto contatto. I dati raccolti saranno conservati sui singoli dispositivi e non su un server centrale. Il sistema non traccerà gli spostamenti ma solo i contatti di prossimità tra smartphone, e i dati raccolti potranno essere condivisi solo con l’autorizzazione del proprietario dello smartphone. Infine, tutti i dati raccolti e condivisi con il server centrale, gestito da Sogei, saranno cancellati entro il 31 dicembre 2020.
E nelle ore in cui parte il test di Immuni, l’Italia è al centro di un attacco informatico che sfrutta la scarsa attenzione e forse la voglia dei cittadini di provare l’app. A lanciare l’allarme Agid-Cert, la struttura del governo che si occupa di cybersicurezza. Il virus si chiama FuckUnicorn e diffonde un ransomware (un virus che prende in ostaggio i dispositivi e poi chiede un riscatto) con il pretesto di far scaricare un file denominato Immuni. Si diffonde con una mail che invita a cliccare su un sito fasullo che imita quello del Fofi, la Federazione Ordini dei farmacisti italiani. Una volta scaricato il file, la vittima si vede però recapitare la richiesta di un riscatto di 300 euro in bitcoin. La Polizia Postale sta indagando, cercando di individuare i server e gli indirizzi Ip utilizzati per spedire le mail.

Fonte:ilcentro.it

03/06/2020