Quando Fido è un valido supporto emotivo

Quando Fido è un valido supporto emotivo

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ROMA – Siamo in Australia. Una diagnosi di depressione associata ad ansia, attacchi di panico e agorafobia. “Tanto che difficilmente uscivo di casa. Così, visto che i farmaci e le sedute dallo psicologo non bastavano più, ho iniziato a cercare un cane e mi sono imbattuto in Sasha, una randagia dolcissima che mi ha “costretto” a fare una passeggiata con lei tutti i giorni. Poi ho deciso di portarla a scuola di obbedienza: sono diventato molto più tranquillo e molto più rilassato nel tenerla al guinzaglio, ma sfortunatamente non le era permesso entrare nei centri commerciali, nei negozi, nei cinema, nei teatri e, naturalmente, non poteva venire a lavorare con me”. E qui entra in scena MindDog, un’associazione che addestra e certifica cani da assistenza psichiatrica per le persone con problemi di salute mentale. Oggi Marc – il nome è di fantasia – trova ancora difficile andare nei luoghi affollati, ma con Sasha lo fa comunque. E anche i suoi colleghi l’hanno accettata: “Sanno che non devono accarezzarla o distrarla senza il mio permesso, perché in fondo, quando indossa la pettorina, sta lavorando. Raccoglie il mio stato emotivo molto prima di me, e mi spinge o mi lecca la mano quando capisce che mi sto agitando. Ho ancora tanta strada da percorrere, ma ho già fatto passi da gigante”. Ne parla l’inchiesta di Michela Trigari pubblicata sulla rivista “SuperAbile Inail”.

In Italia i cani da assistenza psichiatrica sono una realtà ancora lontana da venire, anche se il Centro cinofilo delle Vaude, nel Canavese, in provincia di Torino, ne fa un accenno. “Noi finora ci siamo occupati di cani d’assistenza per persone con disabilità fisica e di cani da supporto emotivo relazionale per tre ragazzi, rispettivamente con autismo, sindrome di Asperger, lieve ritardo cognitivo, e per una persona che aveva la fobia di salire in aereo”, interviene Susanna Coletto, istruttrice cani da pet-therapy, assistenza e non solo, nonchè vicepresidente dell’Associazione professionale nazionale operatori cinofili per fini sociali. “In tutti questi casi è molto importante lavorare in accordo con la famiglia e con l’équipe multidisciplinare di riferimento”. Un aspetto ribadito anche da Andrea Zenobi de Il mio labrador: “Per le disabilità psichiche e i disturbi dello spettro autistico serve il parere degli specialisti e la collaborazione dei genitori (sono loro in pratica a doversi occupare del cane), ma un amico a quattro zampe può davvero fare miracoli: è un mediatore con il mondo, aumenta la socialità, regala tranquillità ed è un validissimo compagno per evitare pericoli o segnalarli ai familiari”. Perché, come si dice, il cane è pur sempre il migliore amico dell’uomo.

Fonte: Superabile.it

18/10/2019