PESCARA. Ricevere uno stipendio di 84 euro. Cioè 5 euro e 60 centesimi all’ora. Una miseria, se si tiene conto che per quelle 15 ore di lavoro Sandro Cacciatore, che è un assistente educativo, si è spostato ogni volta dal suo paese, San Valentino in Abruzzo Citeriore, fino a Popoli. Lì, al liceo scientifico, si occupa di un alunno disabile. Dopo aver ricevuto la busta paga, Cacciatore ha espresso tutta la sua amarezza per una condizione lavorativa che è davvero inaccettabile e con il Covid 19 è diventata ancora più complicata perché il rischio di contrarre il virus è costante. E’ proprio lui a parlare, a raccontare cosa non va, a chiedere che qualcuno si interessi di una realtà che coinvolge molti operatori, tutti alle dipendenze di cooperative che lavorano per gli ambiti sociali della regione. Il mese di settembre è stato emblematico, dice, ma nel resto dell’anno le cose non vanno meglio.
«A settembre», spiega, «ho lavorato a scuola solo dal 24, cioè 15 ore in tutto, 3 al giorno, e ho percepito 84 euro, pur sostenendo delle spese per raggiungere la scuola. Mi occupo dell’assistenza a un ragazzo disabile, lo seguo in presenza anche ora che le lezioni avvengono a distanza, e questi alunni non indossano le mascherine. Il rischio di contrarre il virus, quindi, c’è, e si aggiunge allo stress di lavorare con studenti disabili, anche gravi. Ma lo sconforto nasce da altro. Io chiedo solo di essere pagato, così come vengono pagati gli insegnanti di sostegno che, per lo stesso numero di ore, percepiscono 1.500 euro e magari non sono neppure abilitati al sostegno. Il nostro non è volontariato, ma so bene che cosa voglia dire fare il volontariato, perché mi occupo anche di quello».
Nella stessa posizione ci sono «almeno un centinaio di persone solo per le due cooperative per cui lavoro io», dice sempre Cacciatore (che fa riferimento all’Ecad 17, il cui comune capofila è Manoppello).
«Comuni e Provincia dovrebbero investire maggiori risorse per far retribuire gli operatori in modo più consono. E i sindacati e la Regione potrebbero occuparsene. Comunque, andrebbero rivisti i contratti», prosegue Cacciatore osservando che «in cassaintegrazione guadagnerei lo stesso, ma non sarei sottoposto al rischio Covid». E in caso di un nuovo lockdown? Intanto «per le 63 ore di lavoro di ottobre dovrei percepire 300 euro, se tutto va bene. Poi, se dovesse chiudere tutto, ai disabili continuerà a essere garantita la didattica in presenza. Ma che senso ha? Non c’è inclusione o integrazione, se a scuola ci siamo solo noi».
Fonte: ilcentro.it
03/11/2020