Scuola: se i genitori rifiutano la promozione del figlio?

Scuola: se i genitori rifiutano la promozione del figlio?

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In genere si fa ricorso al Tar per contestare una bocciatura scolastica o la mancata ammissione agli esami di maturità. Ma può anche succedere il contrario, come dimostra questo caso.

“Bocciate nostra figlia”
I giudici amministrativi hanno respinto la richiesta di due genitori, contrari alla promozione della figlia e decisi a farle ripetere la prima elementare. La bimba promossa ora fa la seconda.
In passato si faceva ricorso al Tar per contestare una bocciatura scolastica o la mancata ammissione agli esami di maturità, mettendo in discussione la severità degli insegnanti e i criteri di valutazione. Nelle Marche, alla fine dello scorso anno scolastico, è successo l’inverso. La mamma e il papà di una bimba si sono rivolti al Tar per chiedere di annullare la promozione della figlia, dalla prima alla seconda elementare, e di far ripetere l’anno alla piccola. La ragione? La bimba, seguita da terapiste private al di fuori dell’orario delle lezioni, aveva e ha un deficit di attenzione, faticava a stare al passo con i compagni e “la scuola – hanno sostenuto i genitori – non è stata in grado di fornirle in tempo utile un piano didattico personalizzato adeguato”.

Il Tar: promozione confermata.
I giudici, esaminata la documentazione, hanno deciso diversamente: hanno confermato la promozione della bimba. La bocciatura, si spiega nella sentenza, non avrebbe garantito il recupero sperato in relazione alle difficoltà della piccola. E l’allontanamento dal contesto scolastico nel quale si era inserita, seppur a fatica, avrebbe rischiato di farle perdere anche le competenze acquisite sino a quel momento.

Elementari e medie: bocciature abolite (o quasi).
La vicenda marchigiana, riproposta su scala nazionale da un sito giuridico, fa discutere. Inoltre, porta a porre l’attenzione sulla tematica generale: come funziona il sistema di valutazione nelle scuole elementari. Il Tar, respingendo la richiesta dei genitori e motivando la conferma della promozione, fa esplicito riferimento al decreto legislativo numero 62, emesso nella primavera 2017 per dare attuazione a un pezzo importante della riforma della Buona scuola, varata dal governo Renzi e portata avanti dal governo Gentiloni. Le bocciature, in estrema sintesi, sono abolite (o quasi) alle elementari e pure alle medie. Le disposizioni richiamate in sentenza, con la forza di legge, recitano testualmente: “Le alunne e gli alunni della scuola primaria sono ammessi alla classe successiva e alla prima classe di scuola secondaria di primo grado anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”, dunque anche in caso di attribuzione d i voti inferiori al sei. Se le valutazioni periodiche o finali delle alunne e degli alunni indicano “livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione – altro passaggio del decreto – l’istituzione scolastica attiva specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento, nell’ambito dell’autonomia didattica e organizzativa”.

Bocciatura solo in casi estremi. E ci vuole l’unanimità.
E, ancora, sempre in base al decreto legislativo 62/2017: “I docenti della classe in sede di scrutinio, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunna o l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione”. Bocciare gli studenti più piccoli, insomma, è l’extrema ratio. “Lo prevedeva già la normativa previgente”, precisa un vademecum del ministero dell’Istruzione. Basta un solo voto contrario e non si può bocciare. E, se succede, il perché deve essere spiegato e documentato.

Parla l’esperto: “È così dal 2004, non da qualche mese”.
Flavio Fogarolo, ex insegnante e consulente, autore per il Centro studi Erickson, si occupa di strumenti compensativi e didattica per gli alunni con bisogni educativi particolari. Tutti promossi per legge? Possibile? “La Buona scuola – risponde l’esperto, dando una serie di precisazioni – non ha stravolto la legge precedente, come è stato detto e scritto da più parti, sbagliando. È dal 2004, dall’attuazione della riforma Moratti, che per la bocciatura alle elementari ci deve essere l’unanimità fra i docenti. Per la scuola primaria – ripete – la normativa precedente già lo prevedeva: ‘I docenti, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno alla classe successiva, all’interno del periodo biennale, in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione’. Il decreto 67 del 2017 lo ribadisce. In pratica, la norma non cambia. Anzi, è stato addirittura tolto il riferimento ai periodi biennali, per cui si può ‘fermare’ un allievo in ciascuno dei 5 anni della primaria e non ‘solo’ su base biennale”.

“Promozione per legge”: il decreto divide e fa discutere.
La “promozione per legge” non mette tutti d’accordo. Al contrario, contrappone e divide. Ha raccolto quasi 11.000 firme – per la precisione 10.968 al 16 gennaio – la petizione pro bocciature lanciata online da una maestra emiliana, mesi fa. “Eliminare la bocciatura nelle classi elementari e medie – è scritto nel testo dell’appello, reperibile su change.org e indirizzato a presidente della Repubblica, premier e ministro dell’Istruzione – non crea soluzioni, ma ulteriori problemi. Per tutti coloro il cui impegno scolastico è motivo di orgoglio si tratta di una degradazione delle loro conquiste. Per coloro che hanno avuto problemi con alcune materie è motivo di maggiori difficoltà e una preclusione alla comprensione delle stesse. Per i docenti, un ulteriore ostacolo all’attività scolastica giornaliera. La scuola non ha bisogno di buonismo ma di migliori strutture, migliori strumenti, docenti più remunerati, più stimolati, più supportati.”

Come è finita la storia della bimba marchigiana?
La bimba non bocciabile, per legge e poi per sentenza, ora frequenta la seconda elementare in un nuovo istituto, dove “è stato subito messo a punto un percorso personalizzato, senza i ritardi di programmazione registrati nella vecchia scuola, l’aspetto da evidenziare”. Lo racconta l’avvocato che ha affiancato la madre e il padre, Annalisa Marinelli. “I genitori hanno deciso di non ricorrere al Consiglio di Stato – continua il legale – per evitare alla figlia ulteriori traumi, nel caso di una decisione favorevole alla ripetizione dell’anno. I giudici, ne siamo convinti, avrebbero ribaltato la sentenza di primo grado e tenuto la bimba in prima elementare”.

Fonte: Donna Moderna

18/01/2018

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