«Pur nella consapevolezza dell’importanza delle misure contenitive, chiediamo che le persone con autismo possano uscire per passeggiate in luoghi non frequentati anche raggiungibili con l’automobile e chiediamo alle Regioni che nelle loro Unità di Crisi elaborino un piano di emergenza per le persone con disabilità intellettiva e le loro famiglie»: lo scrivono dal Comitato Uniti per l’Autismo, che riunisce numerose organizzazioni della Lombardia impegnate in questo àmbito, prendendo spunto dalla vicenda vissuta dalla madre di un ragazzo con disturbo dello spettro autistico
«Le persone con autismo richiedono routine stabili e prevedibili e cambiamenti così radicali nella loro vita quotidiana possono avere conseguenze sulla loro salute e su quella delle loro famiglie: alti livelli di ansia, stress, comportamenti sfidanti, perdita di autoregolazione e le situazioni più estreme possono persino mettere a rischio la loro integrità fisica»: a scriverlo è il Comitato Uniti per l’Autismo, che riunisce numerose organizzazioni della Lombardia impegnate in questo àmbito, prendendo spunto dalla vicenda vissuta da Claudia, madre di un ragazzo con disturbo dello spettro autistico, riportata dalla testata «Targatocn.it».
Quest’ultima, infatti, ha raccontato di essere stata fermata dai Carabinieri, mentre era in macchina con il figlio. «Secondo loro – spiega – essere fuori con lui non era consentito, non era previsto dal Decreto. Una confusione, questa, derivante dal fatto che alcune “categorie” di persone non vengono mai contemplate da chi declina le regole. Nel Decreto, infatti, niente si dice della disabilità intellettiva».
«È molto difficile – ha spiegato poi la signora – stare a casa in questi giorni. Stiamo vivendo situazioni drammatiche. Alcune persone, come mio figlio, con la cessazione di tutte le attività settimanali e l’obbligo di rimanere a casa, vanno totalmente in tilt, tanto da diventare difficilissimi da gestire in casa, da mettere i nervi a dura prova. Uscire è dunque un’estrema necessità, l’unico modo per sfogare, ritrovare la calma e un pochino di serenità. Sia chiaro: non vogliamo certo violare la legge, ma solo di poter far sfogare mio figlio con un giro in macchina o poter raggiungere l’altalena che gli serve, tenendo le distanze di sicurezza da altre persone».
«Alla fine – ha proseguito Claudia – i Carabinieri hanno capito e mi hanno augurato “buona passeggiata”. Le Forze dell’Ordine, del resto, fanno il loro lavoro e ne ho assoluto rispetto. Il problema è che mancano le informazioni essenziali anche a loro. Personalmente mi sono informata e ho trovato risposte abbastanza chiare sul sito dell’ Ufficio per le Politiche in favore della Disabilità della Presidenza del Consiglio. Si fa infatti riferimento soprattutto alla disabilità fisica, ma è evidente l’intento di considerare una necessità l’accompagnamento e l’assistenza di persone con disabilità. L’esigenza, naturalmente, deve essere comunque autocertificata ed è strettamente necessario attenersi alle regole di distanziamento sociale per prevenire il contagio, tanto più che le persone con disabilità possono essere soggetti ancora più fragili».
«Non abusiamone, non esageriamo – ha concluso -: spostiamoci con la nostra auto, andiamo in natura, in luoghi non frequentati, ma è lecito regalare ai nostri figli qualche ora di aria e di sfogo, perché ne va della loro e della nostra salute».
È proprio alla luce di questo fatto, quindi, che il Comitato Uniti per l’Autismo ha chiesto al Governo e agli Enti preposti, «pur nella consapevolezza dell’importanza delle misure contenitive, che le persone con autismo possano uscire per passeggiate in luoghi non frequentati anche raggiungibili con l’automobile».
Un’ulteriore richiesta, inoltre, è stata rivolta alle Regioni, per far sì che nelle loro Unità di Crisi, «elaborino un piano di emergenza per le persone con disabilità intellettiva e le loro famiglie».
Fonte: Superando
19/03/2020