La guerra senza suoni dei profughi sordomuti
GENOVA. La guerra senza suoni dei profughi ucraini sordomuti accolti al Novotel di Sampierdarena è tutta nelle pause. Il racconto della fuga, degli addii, del viaggio estenuante, nella lingua dei segni si affida alla forza dei gesti. Così, mentre Lorenza Galvani, segretaria regionale dell’Ente nazionale sordi, traduce per noi, i vuoti si riempiono di immagini. «Abbiamo trascorso cinquanta ore in macchina – spiega una mamma, che arriva da Odessa con i figli – mia madre è ancora là. Non l’ho potuta portare, perché è molto anziana. Lei stessa mi ha detto: pensa al futuro tuo e dei tuoi bambini, io la mia vita l’ho fatta», e mentre arriva la traduzione la senti nello stomaco, la muta disperazione di quel distacco. … Continued